Un selfie di Gianni Morandi pubblicato sulla sua pagina Facebook

Oltre Gianni Morandi. A cosa serve un social media manager

Stefano Sgambati
Ciò che conta è la storia. “Per coinvolgere il pubblico, fare storytelling è necessario. Raccontare, raccontarti. Che tu sia una persona o un’azienda più racconti, più si appassionano: la gente esige di vedere il tuo lato umano”. Parla un professionista del settore.

Dietro la celebrità social molte volte c'è di più di qualche foto e qualche post azzeccato. C'è un lavoro specifico, anzi lavoratori specializzati, che studiano, elaborano, stabiliscono il momento migliore per pubblicare una fotografia ("Mettila tra le 13 e le 14") o un commento. Il paradosso del bravo social media manager, in realtà, è che non si deve vedere, non si deve “sentire”.

 

Ciò che conta è la storia.

 

“Per coinvolgere il pubblico, fare storytelling è necessario - dice a Il Foglio Simone Gaballo, social media manager di IU+, azienda web e social media marketing che si occupa principalmente di farmaci e salute -. Raccontare, raccontarti. Che tu sia una persona o un’azienda più racconti, più si appassionano: la gente esige di vedere il tuo lato umano”.

 

Una pagina narratologicamente potente deve affrontare in primis una necessità, che è quella di sospendere l’incredulità di chi legge, il principale fattore di rischio per chiunque produca “fiction” (e la pagina in questione è fiction allo stato puro, anche di eccellente qualità). Si prenda in considerazione ad esempio Gianni Morandi. Di recente c’è stato un momento drammaturgicamente straordinario: il cantante ha pubblicato una foto di una mozzarella di bufala di cinque chili (più di 90mila like, circa 10mila commenti); due giorni dopo si è esibito in un videoclip in diretta in cui per tredici minuti non ha fatto altro che leggere i nomi e i cognomi di chi commentava e parlare del più e del meno, (40mila like, 60mila commenti), fino a che non gli è tornata in mente quella mozzarella di bufala: allora si è alzato (si trovava in cucina), mollando il telefonino a inquadrare la stanza vuota, e continuando a parlare a distanza (rumore generico di piatti e stoviglie varie, ante che si aprivano e chiudevano) è tornato infine nell’inquadratura con quella stessa mozzarella di bufala in una ciotola ormai ridotta a poco più che un morso. Un esempio di coerenza narrativa eccezionale, di continuum temporale, nonché di puro iper-realismo: niente di simile è mai successo nella costruzione social della vita di una celebrità e se in realtà glielo ha chiesto l’azienda di Battipaglia, produttrice della mozzarella, semmai a pagamento, il risultato non cambierebbe di una virgola in quanto a spessore.

 



 

“Tra i tantissimi compiti di un social media manager - spiega ancora Gaballo - c’è anche la necessità di valutare rapidamente come gestire una crisi. Morandi ad esempio si è giustificato dicendo che lo aiuta sua moglie Anna. Se sia vero o no, non importa: la risposta è perfetta e in linea col suo personal branding. Occuparsi della reputazione del cliente con un occhio sempre aperto sul sentiment è decisivo e chiunque lo faccia per Gianni Morandi è davvero bravo. Su Facebook ha un engagement che nemmeno le multinazionali si sognano”.

 

[**Video_box_2**]La pianificazione di un contenuto è dunque una delle principali attività di cui normalmente si occupa un social media manager: “Una raccomandazione normalissima destinata a chi, per mestiere, misura anche quando gli utenti dei social sono più social. Pausa pranzo, rientro dalla pausa pranzo. Il social team di Morandi sa bene che quello è un orario strategico, almeno dal lunedì al venerdì. E ora sappiamo anche che è tutto fatto a mano, che non vengono utilizzati arnesi per la programmazione automatica dei post”.

 

Se la narrazione è gradevole, ci intrattiene, è coerente, allora non importa che sia credibile al 100 per cento. “Il sentiment lo fanno gli utenti - conclude Simone Gaballo -. Nel senso: devi dargli quello che si aspettano da te e stupirli di tanto in tanto. Se non inciampi in qualche errore, il sentiment nei confronti del personaggio sarà positivo e non si abbasserà. Cristiano Ronaldo punta tantissimo sull’immagine e cerca di proiettare una sensazione positiva per i più piccoli. Rihanna o Lady Gaga non potranno puntare sulla semplicità essendo personaggi sopra le righe, ma nel profilo Facebook di Lady Gaga si intravede più quotidianità rispetto a quello di Rihanna. Sono scelte. Sono soltanto scelte. E magari il piano editoriale per il 2016 prevederà tutt’altro”.

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