Papa Francesco (foto LaPresse)

Divagazioni su scienza e fede a partire da due copertine dedicate a Bergoglio

Alfonso Berardinelli
Dio è morto, ma il Papa sta una favola - tra Micromega e National geographic. Mi chiedo come e perché dovrei scegliere fra due evidenze reali entrambe diversamente certe. Ce n’è forse una delle due che sia falsa? Gli scienziati o il Papa?

Chissà se Dio esiste. Molti intellettuali che dicono di credere solo alla scienza, lo negano. In compenso, l’esistenza del Papa è cosa certa. Dio, per esserci, dovrebbe appartenere all’essere, o meglio essere l’Essere. Al Papa non si chiede tanto. Appartiene al divenire, pur avendo il dovere speciale di suggerire, se non di mostrare, che l’essere è nel divenire e che un’istituzione come la chiesa, nella sua continuità, dovrebbe sempre rinascere, come tutto ciò che vive nella natura e nella storia.

 

Mi ritrovo in agosto ad avere tra le mani sia l’Almanacco della scienza di MicroMega sia il numero di National Geographic dedicato a Papa Francesco, e mi chiedo come e perché dovrei scegliere fra due evidenze reali entrambe diversamente certe. Ce n’è forse una delle due che sia falsa? Gli scienziati o il Papa? Fra l’idea che si possa sapere qualcosa di certo a proposito di Dio e l’idea che solo le certezze scientifiche devono essere il nostro pane, ce n’è una terza: l’idea che le certezze sono sempre relative, transitorie, incerte. Ho detto “pane” poiché non c’è conoscenza, non c’è pensiero che non funzioni come alimento utile o dannoso per ciò che chiamiamo cervello, mente o psiche o anima.

 

Da quale parte stia MicroMega è subito chiaro fin dal frontespizio. Basta leggere l’epigrafe che precede perfino il titolo della rivista: “La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo (…). Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede”. Sono parole dell’astronoma Margherita Hack, che è stata nel nostro mondo scientifico la migliore rappresentante dell’ateismo simpatico. Con il suo vivace sorriso di eterna adolescente entusiasta degli astri, questa veterana della scienza l’abbiamo vista più di una volta dichiarare con la più innocua naturalezza che Dio non esiste, perché non si è mai scientificamente capito dove possa essere. Nell’universo il suo indirizzo non risulta e l’universo astronomico non prevede una causa che ne spieghi l’esistenza: la metafisica non è la fisica, è anzi il contrario del sapere scientifico, che non dà nessuna certezza se non quella, evidentemente paradossale, di essere il solo sapere certo.

 

E’ vero, come spiega il fisico Carlo Rovelli in apertura di MicroMega, che anche le certezze scientifiche sono a scadenza e possiamo crederle vere solo fino a quando qualcuno non le dimostra false. Ed è anche vero che, nella nostra vita pratica, dobbiamo saggiamente accettare e gestire incertezze meno incerte di altre, per prendere le nostre anche più banali decisioni. (Ma non si può escludere che qualcuno ami, cioè preferisca, farsi ispirare a volte proprio da ciò che è meno probabile).

 

Nello stesso fascicolo si parla di superstizioni neotradizionaliste e pseudo-di-sinistra contro la scienza accusata di essere al servizio delle multinazionali. Questa polemica mi è sembrata fuori misura, perché le multinazionali esistono e la scienza medica non sempre è solo scienza, non è sempre scientificamente onesta e infine non manda messaggi chiari. Ci dice per esempio che dobbiamo “mangiare sano” e fare spesso qualche passeggiata all’aria aperta. Ma questo non è abbastanza preciso. E chi vuole saperne appena di più succede che si rivolga a fonti a portata di mano, a volte attendibili e a volte no. Se sento Umberto Veronesi, ottimo medico e ricercatore, dire che essere vegetariani è meglio da tutti i punti di vista, io ci credo, non mi metto a fare ricerche personali per scovare i medici che dicono il contrario. Circolano centinaia, migliaia di inutili recensioni a inutili romanzi, mentre non si vedono molti articoli che recensiscano libri di scienza, saggi sulla salute e trasmissioni tv sul cibo sano e sul cibo nocivo. E’ comprensibile che se qualcuno ha fatto qualche massaggio shiatsu e si è sentito benissimo, cominci a credere, fino a prova contraria, a terapie “alternative” e perfino al taoismo e allo zen. Tutto è vero o falso “fino a prova contraria”.

 

In MicroMega vedo che ricorre la domanda su che cosa sia “più di sinistra”, se affidarsi alla scienza o diffidarne. E’ un aut-aut di cui non vedo chiaramente le ragioni. E’ vero che la scienza è scientifica ( secondo i criteri stabiliti dagli scienziati) ed è vero che la scienza è condizionata da finanziamenti capitalistici e di stato che le richiedono di occuparsi di certe cose e non di altre, per ragioni di competizione politica o di profitto economico.

 

Il problema non è essere più o meno “di sinistra” (locuzione il cui contenuto andrebbe precisato a ogni occasione di discorso) ma capire che cosa è vero, che cosa non lo è nel variare delle circostanze e negli ambiti della nostra altalenante vita. I marxisti, per esempio, sono stati di sinistra fino a un certo punto: ma quando hanno smesso di farsi mettere in discussione da certi fatti storici, sono diventati di destra. Può succedere (è successo troppo spesso) che il Papa sia di destra e può succedere che, come oggi, sia piuttosto sorprendentemente di sinistra. Credere in Nietzsche, Heidegger e Bataille è stato più o meno di sinistra che credere a Stuart Mill a Popper e a Berlin? Nel secondo Ottocento erano più di sinistra i rivoluzionari positivisti e nichilisti o i cristiani moralmente utopici come Dostoevskij e Tolstoj? Gli scienziati vivono solo di idee scientifiche? Sono scientifici quando scelgono di sposare una persona invece di un’altra o di preferire un posto di vacanza? Newton e Leibnitz, inventori del calcolo infinitesimale, assegnavano al buon Dio funzioni cosmologiche fondamentali. Lo stesso Newton non disprezzava l’astrologia e Darwin capiva assai poco la matematica: che razza di scienziati erano?

 

Aldous Huxley, non digiuno di scienze, scrisse nel 1946: “In passato la libertà politica e personale dipendeva soprattutto dall’inefficienza del governo nel controllare la vita sociale (…). Il progresso della scienza e della tecnica ha cambiato completamente la situazione. Oggi se il potere esecutivo centrale desidera agire in modo oppressivo, trova una macchina di coercizione di un’efficacia quasi miracolosa pronta a essere messa in moto (…). Grazie al genio e al lavoro di fisici, chimici, ingegneri vari altamente addestrati, i tiranni sono in grado di costringere più efficacemente un gran numero di persone”. All’espressione “tiranni” si può sostituire “élite del potere” e a “coercizione” si può sostituire “forza di persuasione” e arrivare a concludere che quando la società è dominata da ristrette minoranze, ogni progresso scientifico e tecnico incrementa il loro dominio più di quanto emancipi e renda libere le maggioranze.

 

Due parole sul numero di National Geographic dedicato a Papa Francesco. Ci si chiede in copertina: cambierà il Vaticano? Chissà. Certo è che ha cambiato almeno un poco il carattere di Eugenio Scalfari, campione dell’ateismo laicista, con una sola battuta. Quando Scalfari andò a fargli visita Bergoglio lo accolse con questa frase: “Ho sentito che lei è venuto per convertirmi!”. Mi sono convinto (non so quanto scientificamente) che essere di sinistra o di destra sia un fatto caratteriale. E’ caratterialmente di destra non solo chi ha l’istinto di comandare, ma chi vuole convertire gli altri alle proprie idee ancora prima di capirli.

 

La chiesa è un’istituzione storicamente, inevitabilmente conservatrice che può e deve rinnovarsi. Oggi il Papa scuote dal suo torpore la gerarchia ecclesiastica, parla molto di poveri, di disperati, di difesa dell’ambiente naturale e parla poco di sesso. La scienza è un’istituzione storicamente, fisiologicamente innovatrice, che però può sempre diventare un potente strumento autoritario se nessuno la discute, se è per eccellenza dogma e religione “moderna” le cui decisioni sono sottratte alla dialettica democratica. “La distanza fra la ricerca e il suo sfruttamento economico si è talmente ridotta che dell’indipendenza di cui la scienza si vanta non è rimasto più molto”. Ho letto questa frase non so più dove. Prima di decidere che cosa è di destra e che cosa è di sinistra, consiglierei qualche prudenza.

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