Foto tratta dalla pagina Instagram Tweed to Tokyo

La missione impossibile di viaggiare dalla Scozia al Giappone durante la pandemia

Giorgio Coluccia

La famiglia Campbell era partita il 9 febbraio dalle rive del Tweed per assistere ai Giochi Olimpici in Giappone. Il Covid-19 ha stravolto i loro piani. La loro (dis)avventura raccontata su Instagram e Twitter: Tweed to Tokyo

In Scozia la parola tweed ha più di un significato. Può essere intesa come tessuto filato di lana grezza, reso celebre per primo dalle iconiche giacche Chanel, oppure come il fiume che segna il confine storico con l’Inghilterra. Non a caso scorre quasi per intero attraverso la Border Region e tweed nella lingua dei Celti significava proprio confine. “Tweed to Tokyo” in questi mesi è diventata l’infinita avventura di una famiglia scozzese, partita dalle rive dell’omonimo fiume, per la precisione dalla cittadina di Kelso, per assistere ai Giochi Olimpici in Giappone. In programma c’erano oltre 8 mila chilometri da percorrere, 24 Paesi da attraversare e quasi 6 mesi in giro per il mondo. Il viaggio dei coniugi Campbell, con al seguito i quattro figli, è cominciato il 9 febbraio, ma in poche settimane la pandemia ha mandato all’aria qualsiasi piano, imponendo il lockdown totale, la chiusura delle frontiere e il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo al 2021. Nel periodo più buio, con l’avanzata del virus in tutta Europa, si trovavano in Austria e come racconta mamma Harriet hanno fatto giusto in tempo a raggiungere la Francia, dove hanno trovato riparo da amici di famiglia nei pressi di Grenoble: “Siamo lontani da casa da quasi 130 giorni e tre mesi li abbiamo trascorsi qui” spiega “tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo abbiamo iniziato a capire che il programma stava per essere stravolto. C’è stato grande sconforto, delusione. Avevamo prenotato tutto, dagli alloggi ai biglietti per i treni, dalle macchine a noleggio ai traghetti. Non c’è dubbio che ce la faremo ad arrivare a Tokyo, ma adesso onestamente ci sono altre priorità. Il mondo sta soffrendo, noi stiamo bene, in un posto magnifico, e siamo comunque fortunati”.

  

Dietro alla rotta verso il Giappone ci sono rinunce, scelte e sacrifici di una vita. Harriet si è presa un periodo sabbatico dal suo studio legale, suo marito Ben si è licenziato dalla compagnia di telecomunicazioni britannica dove lavorava e, previo accordo con gli istituti scolastici, i loro quattro bambini hanno potuto lasciare le rispettive scuole: Lucy, 12 anni, le due gemelle Aurora e Sophie di 11, e Magnus, 9 anni appena compiuti, ma non a Ulaanbaatar, in Mongolia, come prevedeva il programma originario. Anche a causa dello stop forzato e dell’impossibilità di potersi muovere dal dipartimento francese dell’Isère, l’avventura è diventata molto più social, tanto che “Tweed to Tokyo” adesso ha un account Instagram, è su Twitter e tutte le novità vengono postate sul blog ufficiale, compreso un diario di viaggio aggiornato ogni settimana.

  

“Abbiamo fatto quello che ogni famiglia numerosa ha provato a fare in giro per il mondo mentre era chiusa in casa” racconta Harriet “con esperimenti in cucina, giochi di società, lunghe camminate attraverso i sentieri di montagna. Ma c’è stata una sfida che ha stimolato molto i bambini, vale a dire la #GettyMuseumChallenge, la challenge con cui riprodurre i dipinti più famosi nei musei di tutto il mondo. Hanno scelto loro stessi su quali cimentarsi, i vestiti da indossare e gli oggetti necessari. I più belli li abbiamo pubblicati sui social, come 'A Friend in Need' di Coolidge o 'La Lettrice' di Fragonard. Adesso stiamo aspettando che la situazione continui a migliorare in Europa e nel resto del mondo, prima di rimetterci in viaggio. Abbiamo atteso così a lungo, fare le cose di fretta per poi essere fermati da un altro lockdown non avrebbe senso. Speriamo che il peggio sia ormai alle spalle. Intanto per qualche giorno ci fermiamo a Saintes-Maries-de-la-Mer, in Provenza, anche perché i bambini stanno continuando a studiare francese con delle lezioni online. Poi il resto sarà tutto da decidere, comunque vada si porteranno dentro qualcosa da questo viaggio. Peccato per i Giochi, volevamo vedere calcio, judo e rugby a 7. Ci riproveremo con Parigi nel 2024 e sarà molto più semplice”.

 

Nonostante le difficoltà, la famiglia Campbell vuole arrivare fino in fondo. A Tokyo non ci saranno più le Olimpiadi, almeno per quest’anno, ma prima di agosto non torneranno in Scozia anche perché fino a quel mese hanno affittato la loro casa di Kelso a un’altra famiglia. Dopo aver soltanto iniziato l’avventura visitando Francia, Austria e Svizzera, adesso la tabella di marcia prevede una decisa virata verso nord, per completare un giro lungo che porti a Tokyo passando da Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Russia, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Mongolia, Cina e infine Giappone. I Campbell non demordono, il virus non l’avrà vinta. 

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