Il finale di partita di Calogero Rizzuto

Marina Valensise

Il direttore del Teatro Greco di Siracusa è morto dopo essere stato contagiato dal coronavirus. Era un tipo tosto, integerrimo e noi già lo rimpiangiamo

Calogero Rizzuto era un tipo tosto, un integralista del patrimonio, un integerrimo della tutela. Se n’è andato anche lui, colpito dal coronavirus, dopo una febbre persistente di venti giorni e una settimana di cure nel reparto di terapia intensiva all’ospedale Umberto I di Siracusa. Le ultime notizie sembravano buone, si diceva che avesse reagito bene all’intubazione, e invece no. Ci ha lascito anche lui e grande per noi è la sorpresa e soprattutto il dolore di fronte alla sua scomparsa.

  

L’architetto Rizzuto viveva a Rosolini, era stato a lungo soprintendente a Ragusa, da circa un anno era il presidente del Parco archeologico di Siracusa, che ha in gestione fra gli altri beni il Teatro Greco, scavato nella roccia calcarea del colle Temenite nel V secolo avanti Cristo, trasformato poi in epoca romana, e dove da più di un secolo ogni primavera vengono allestiti gli spettacoli del teatro classico, secondo il programma voluto dal conte Tommaso Mario Gargallo, l’eclettico mecenate siracusano fondatore nel 1913 dell’Istituto nazionale del Dramma antico.

           

Appena insediata nel mio nuovo incarico di Consigliere delegato dell’Inda, in gennaio a Siracusa, ho conosciuto personalmente Calogero Rizzuto e ne ho subito apprezzato le doti di custode tenace, combattivo e inflessibile del patrimonio archeologico dell’antica città greca. Rizzuto era a capo di un’area archeologica sterminata che nel luglio dello scorso anno è diventata autonomo. Aveva dunque la responsabilità diretta della tutela e soprattutto della gestione e della razionalizzazione delle risorse del Parco di Siracusa. Da qui il rapporto privilegiato con l’Inda, l’Istituto nazionale del dramma antico, che ogni anni attira nell’area dell’antica Neapolis greca migliaia di spettatori, grazie alle rappresentazioni classiche messe in scena, con una speciale attrezzatura, nella stessa cavea e di fronte alla stessa orchestra in cui  le vide Euripide assistendo personalmente alle tragedie che egli stesso aveva scritto.

           

Dopo anni di proroghe, bisognava rinnovare la convenzione tra il Parco e l’Inda. Calogero Rizzuto era molto determinato. In nome dell’autonomia, voleva triplicare il forfait che l’Inda versa ogni anno versa al Parco per attrezzare il Teatro Greco con tribune, pedane e camminamenti e consentirne l’uso pubblico, e aumentare di sei volte la percentuale che l’Inda versa sui ricavi. Il nostro primo incontro nella sede della Sovrintendenza di Siracusa, un palazzo in Piazza Duomo affacciato sul Lungomare di Ponente, è stato memorabile come può esserlo uno scontro al fulmicotone, melodrammatico nei gesti, esagerato ad arte e perentorio nei toni ultimativi, insomma appassionato come pochi altri. “Io sono tosto, ma pure lei non scherza, perciò ci intenderemo”, mi disse l’indomani durante il convegno al Museo Paolo Orsi. Entrambi ci eravamo scontrati duramente sulle reciproche esigenze e cioè rispettare i vincoli di bilancio dell’Inda per salvare la stagione, da un lato, e rispettare le ragioni della tutela e contribuire all’autonomia del Parco dall’altro, ma entrambi eravamo certi di trovare una soluzione. E infatti la soluzione arrivò due settimane dopo, con un accordo arbitrato dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, stabilendo la gradualità dell’aumento del forfait, e un incremento in percentuale sui ricavi a partire dall’incremento stesso dei biglietti Da allora, con Calogero Rizzuto eravamo in piena sintonia e  scherzavamo volentieri. “Architetto ormai non siamo partner, siamo congiunti”, gli dissi nel corso di una nostra telefonata sulle ultime peripezie comuni, assicurandogli che l’Inda, con le sue strutture, gli avrebbe offerto la sponda necessaria per resistere al concerto di Claudio Baglioni, da lui non autorizzato, nel Teatro Greco. E ancora il 9 marzo, alla vigilia del Cda che ha dovuto decidere il rinvio dell’inizio degli spettacoli, per salvare la stagione dell’Inda, l’architetto Rizzuto ha dimostrato di essere al nostro fianco in prima linea, pronto anche lui a fare l’impossibile pur di salvare la stagione 2020, magari rinviandola all’estate. “Non sto bene”, mi disse quel lunedì pomeriggio. “Da dieci giorni ho una strana febbre con tosse e dovrà fare il tampone”.

 

Nessuno saprà mai se il contagio è avvenuto a Firenze, nel convegno del 22 febbraio, o la settimana dopo durante la visita di una delegazione coreana a  Siracusa. Ma intanto il Covid-19 si è portato via anche Calogero Rizzuto, il custode integerrimo del Teatro Greco di Siracusa. E noi già lo rimpiangiamo.

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