Il nuovo ponte di Genova, raccontato da chi lo sta costruendo

I numeri sono impressionanti ma le storie di chi sta lavorando al nuovo viadotto spiegano ancora meglio il “piccolo miracolo genovese”

Poco dopo le due di ieri pomeriggio è arrivata in quota, tra le pile 8 e 9, la prima maxi trave del nuovo viadotto sul Polcevera. L'operazione di “varo”, eseguita dagli operai e tecnici di PerGenova, la società consortile per azioni che si occupa della progettazione e costruzione del viadotto dell’autostrada A10, ed effettuata grazie all'uso di potenti martinetti idraulici chiamati strand jack, ha portato a 40 metri di altezza la prima delle tre maxi travi da cento metri (le dimensioni di un campo da calcio) e 2.000 tonnellate di acciaio. A diciotto mesi esatti dal crollo del 14 agosto del 2018 – e a sette mesi dall’inizio dei lavori – lo spettacolare innalzamento dell’impalcato avviene più o meno in contemporanea con la conclusione dei lavori del diciassettesimo pilone, sui diciotto complessivi, e al momento la struttura orizzontale del ponte arriva a misurare circa 500 metri sui 1.067 complessivi. I numeri sono impressionanti ma le storie, raccolte da PerGenova, di chi sta lavorando al nuovo viadotto rendono ancora meglio l'idea del “piccolo miracolo genovese”. C'è Renzo Rossi, che ogni mattina alle 6 è in cantiere al fianco della sua squadra, come fa da trent’anni. Prima per costruire l’alta velocità, ora il nuovo ponte di Genova, dopo il crollo del viadotto Morandi, nell'agosto del 2018. Oppure Vincenzo Riccio, capo cantiere per la carpenteria pesante da oltre vent’anni, per cui il cantiere è una famiglia. O ancora Simona Olcese, un giovane ingegnere edile genovese, che appena laureata ha deciso di fare qualcosa di concreto per la sua città e che si occupa del controllo qualità.

   

 

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