Cosa ci ha lasciato Nadia Toffa con la sua lotta contro il cancro

Gianfranco Piras

Riconoscere che tutto nella vita ti è dato, anche la vita stessa. Una lettera

Al direttore - Mi permetto di scriverle una mia breve riflessione sulla scomparsa prematura dell’inviata del programma “Le Iene” Nadia Toffa. Ricordo di essere rimasto molto colpito dalla notizia del suo malore, certamente per l’incredibile allegria e voglia di vita che Nadia trasmetteva, ma ancora di più perché da quel momento abbiamo condiviso la stessa sorte combattendo entrambi contro il “mostro”. Si potrebbe pensare che siccome sono qui a scrivere queste poche righe agli occhi di molti io sia più fortunato di lei!

 

Forse, in parte, questo è vero, ma se c’è una cosa che si impara dalla malattia è che quando essa arriva nulla è più come prima come Nadia aveva chiaramente intuito a giudicare da alcune sue interviste e interventi pubblici. Nulla è più come prima significa che uno si rende conto della densità di ogni istante, del peso di ogni azione, di quelle fatte e quelle che per pigrizia o per chissà quale altra ragione rimangono incompiute. Accorgersi di questo è inequivocabilmente un dono: riconoscere che tutto nella vita ti è dato. Anche la vita stessa. Ma la parola dono, per definizione, implica un altro, una relazione tra te che ricevi e un altro che ti dona. Un mistero buono che fa tutte le cose. Questo, a mio modesto parere, è il contributo che Nadia ha lasciato a tutti noi che siamo rimasti “indietro”.

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