Amazon Prime Video sembra aver trovato la rotta

Gianmaria Tammaro

Finalmente la piattaforma video di Bezos sembra avere una linea editoriale più o meno precisa, e molti degli accordi che aveva stretto tempo fa stanno dando i primi risultati

Nel giro di pochi mesi, Amazon Prime Video ha annunciato (e distribuito, in qualche caso): “Good Omens”, “Too old to die young” di Nicolas Winding Refn (“non è televisione, non è cinema, è streaming”), “The Boys” e “Carnival Row”. Sta lavorando a una serie su “Il signore degli anelli”, ha pubblicato il primo trailer per “Undone”, serie animata creata, tra gli altri, da Raphael Bob-Waksberg (“BoJack Horseman”). Ha diffuso nuovi dettagli sulla serie su Maradona, e non si è fermata. Non accenna a farlo. Presto, affiancata dalla Wildside di Lorenzo Mieli e Mario Gianani e con Nicola Guaglianone e Menotti alla sceneggiatura, arriverà in Italia con la sua prima produzione originale: un dramma ambientato nella Milano degli anni Ottanta, in pieno boom economico, su una ragazza e sulla mafia.

 

Amazon ha trovato la spinta giusta, e si prepara – dopo tanti mesi d’attesa, di false partenze e dopo tante chiacchiere – a fare sul serio. Perché finalmente ha una linea editoriale più o meno precisa, e molti degli accordi che aveva stretto tempo fa stanno dando i primi risultati. Ha, come Netflix, una scuderia di talenti e di autori di prima scelta. Per fare un esempio: Neil Gaiman, che ha scritto, adattandolo dall’omonimo libricino, “Good Omens”.

 

Lo scorso anno, tra settembre e novembre, su Prime Video erano arrivate “Homecoming” con Julia Roberts e “The Romanoffs”, dallo stesso creatore di “Mad Men”. Era evidente, già da allora, che qualcosa si stesse muovendo. E poi sono arrivati i premi. I riconoscimenti.

 

Amazon, per quanto riguarda il cinema, si è mossa molto più velocemente, adeguandosi, a modo suo, al vecchio modello, accettando la distribuzione in sala, non pretendendo alcuna esclusiva per lo streaming, e ha vinto. Anche lì. Sulle serie tv, invece, sembra essersi mossa diversamente. Prima piano, misurandosi la palla. Poi azzardando diverse cose: comedy particolari, come “Forever”, e prodotti più pop, come “The Tick”. La testa di ponte, però, è stata “Jack Ryan”: ha trovato il suo attore, John Krasinski, e ha trovato la sua gallina dalle uova d’oro, la storia di Tom Clancy. E ha deciso di puntarci. Si aspetta a breve la seconda stagione.

 

Sulla stessa scia, cambiando leggermente impostazione, Prime Video ha distribuito anche “Hanna”, ispirata all’omonimo film, con protagonista una ragazzina che viene addestrata e nascosta, e che poi all’improvviso, proprio all’inizio della pubertà, riscopre il mondo moderno.

 

Prime Video è presente in tutto il mondo (tranne Cina, Iran, Cuba, Nord Corea e Siria). E ha, rispetto a Netflix, un altro vantaggio: l’audiovisivo è solo una parte dei tanti investimenti e dei tanti settori della casa madre, Amazon. Il grosso dei soldi e dei guadagni vengono dall’e-commerce. Jeff Bezos, fondatore, ha avuto la lungimiranza di aspettare, di muoversi – qualora fosse necessario – lentamente. Netflix ha accelerato, ha rafforzato il proprio brand e la propria presenza, ma Amazon Prime Video è rimasta il gigante dormiente: tanti soldi, tante possibilità, una struttura mastodontica, che si sta radicando sempre di più sul territorio (locale, a stelle e strisce, e internazionale). E ora tocca a lei. Questo, finalmente, è il suo anno.

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