Chloe Ayling (foto via Instagram)

I nuovi punti oscuri nel rapimento della modella britannica

Enrico Cicchetti

Nel caso del sequestro di Chloe Ayling, ad opera del polacco Lukasz Pawel Herba, si aggiungono dettagli che non fanno che confondere ulteriormente un plot già in equilibrio tra i crimini pasticciati di “Fargo” e il rapimento di Bunny in “The Big Lebowski”

Anche a riavvolgere adesso il nastro, sono diversi i fotogrammi che non coincidono. La storia è quella del rapimento della fotomodella inglese Chloe Ayling, sequestrata da Lukasz Pawel Herba, trentenne polacco residente in Inghilterra che, per conto di un misterioso gruppo criminale chiamato Black Death (Morte Nera), avrebbe messo in vendita la ragazza sul Deep web – la parte “sommersa” di internet dove si trovano siti “nascosti” che possono essere visitati solo sfruttando la rete di anonimizzazione Tor. Dopo le spiegazioni degli inquirenti italiani e britannici e parecchie dichiarazioni a mezzo stampa, oggi si aggiungono dettagli che non fanno che confondere ulteriormente un plot già in equilibrio tra i crimini pasticciati di “Fargo” e il rapimento di Bunny in “The Big Lebowski”.

Riassunto delle puntate precedenti. La modella ventenne Chloe Ayling arriva il 10 luglio a Milano per un servizio fotografico commissionato attraverso lo studio Supermodel Agency dell’agente della ragazza, Phil Green. “Non c'era niente di sospetto, non convenzionale o non professionale”, ha dichiarato il manager a un quotidiano britannico. Ayling viene attirata in un negozio di Milano sud dove si sarebbe svolto lo shooting. Qui scatta la trappola. La ragazza viene drogata, legata, infilata in una valigia e caricata nel baule di un’auto da due uomini in passamontagna. Le indagini hanno rivelato la presenza di chetamina nel sangue di Ayling: “Credo di aver perso conoscenza perché, quando mi sono ripresa, avevo indosso unicamente il body rosa in ciniglia e i calzini” e “ho capito di trovarmi nel baule di un’auto, legati polsi e caviglie, sulla bocca nastro adesivo, messa in un sacco che solo per un piccolo spiraglio mi consentiva di respirare”, ha dichiarato la giovane. Ayling viene trasportata in una baita in provincia di Torino dove rimane per alcuni giorni. Tre soste ogni circa 45 minuti “a causa dei miei continui lamenti e movimenti nel sacco”, con uno degli incappucciati che da una bottiglia le butta “acqua gasata direttamente nella bocca”, dice. Ma non si spiega come fosse possibile se aveva ce l’aveva chiusa dal nastro.

  

Secondo quanto racconta la ragazza rapita, il capo della Morte Nera, avrebbe ordinato il rilascio perché lei è “mamma di un bambino piccolo, e questo era contro le regole dell’organizzazione”. A quel punto Herba, il sequestratore, avrebbe tentato di chiedere un riscatto al manager della ragazza, con una trattativa che dai 300mila euro iniziali scivola a 50mila. Alla fine decide di liberarla accompagnandola in consolato, dove viene arrestato: qui c’ la anomalia del fatto che la accompagna prima in un negozio per comprarle un paio di scarpe. Altra anomalia: prima del rilascio, Herba minaccia di morte Ayling se parla dei complici ma le dà anche un biglietto con i contatti per fare pubblicità a Black Death.

   

Riporta il Daily Mail che una fonte della polizia italiana avrebbe rivelato che le autorità stanno esaminando la possibilità che Miss Ayling e Herba avrebbero potuto collaborare, ma non hanno ancora dimostrato questa teoria. “Durante i primi due giorni d’interrogatorio, né Miss Ayling né Herba hanno collaborato con la polizia”, ha detto la fonte. “E non possiamo trovare nessuna traccia dell'agenzia che presumibilmente l’ha attirata in Italia per gli scatti”. Se in un primo momento, dopo che le era stato permesso tornare in Gran Bretagna, la modella aveva rilasciato una dichiarazione al Tg1 nella quale ringraziava le forze dell’ordine italiane, ora l'agente della ragazza dice che “chiederà un risarcimento per come è stata trattata dalla polizia”. La giovane ha smesso di parlare con i media per il momento. Ma Francesco Pesce, il suo avvocato, è apparso su numerosi media per difenderne la credibilità. In un'intervista all'Associated Press ha descritto la storia come “incredibile” ma “vera”. E su Sky News ha detto che se la polizia italiana “avesse avuto dubbi sul fatto che fosse coinvolta in qualche misura, non le avrebbero permesso di tornare in Inghilterra”.

  

Risulta poi che la modella e il suo rapitore si fossero già conosciuti. Gli investigatori stanno esaminando un precedente contatto che Ayling ha avuto a Parigi con Herba. La procura di Milano conferma al Foglio che i due si erano già incontrati lo scorso aprile nella capitale francese, dove Herba aveva organizzato un altro servizio fotografico, mai andato in porto. Nella stessa giornata, la modella si era trovata sugli Champs-Elysées proprio durante l’attentato terroristico in cui venne ucciso un poliziotto. E il suo agente riuscì a organizzarle un’intervista con dei tabloid britannici in cui raccontava l’attentato dal suo punto di vista.

   

Un altro dettaglio fumoso della vicenda è il fatto, confermato dalla procura, che due giorni dopo il rapimento, Herba invia un’email al quotidiano britannico Mirror con oggetto “modella britannico rapita dalla mafia russa” - offrendosi di vendere la storia con le foto della ragazza. Herba ha dichiarato alla polizia di aver tirato in ballo la mafia russa solo per "attirare l'attenzione", mentre i vertici dell’organizzazione per cui lavorava sarebbero “tre rumeni di Birmingham”. Il tentativo di vendere la notizia è piuttosto bizzarro e avrebbe potuto compromettere gli sforzi fatti dai trafficanti per mettere all’asta la donna.

  

Infine per quanto riguarda il gruppo Morte Nera, l'Europol ha effettivamente monitorato il sito del gruppo nel dark web, che nel 2016 avrebbe messo all’asta due adolescenti inglesi. Non è chiaro se le ragazze fossero reali o se le aste avessero lo scopo di truffare potenziali acquirenti, ma una versione del sito della Morte Nera è stata salvata dal Centro europeo sulla criminalità informatica ed è emersa come parte dell'indagine sul rapimento Ayling. “La Procura milanese”, scrive Luigi Ferrarella sul Corriere, ha scoperto che i materiali della Morte Nera sul sequestro delle due giovani erano stati “prodotti proprio dai computer del polacco arrestato il 17 luglio”. Un portavoce di Europol ha dichiarato al Telegraph: "Uno stato membro dell'Ue ha precedentemente chiesto un controllo incrociato delle banche dati Europol su questo gruppo e una risposta è stata fornita. Ma poiché questa risposta conteneva informazioni classificate, Europol non può diffonderle al di fuori della comunità degli inquirenti".