Traffico di esseri umani

Redazione
A Bruxelles c’è stata la “fiera dell’utero in affitto”. Spunti di riflessione.

"Riusciranno gli illuminati Bellerofonti a prevalere sulle loro chimere?”, chiedeva anni fa il biologo americano Ward Kischer. E non aveva ancora visto la fiera dell’utero in affitto appena organizzata da “Men Having Babies” all’Hotel Hilton di Bruxelles. Altro che “generoso gesto d’amore”, come lo ha definito Roberto Saviano. E’ un orrendo business. Il prezzo base, senza “optional”, gira sui 60 mila euro, ma se a questo si aggiungono anche la scelta se maschietto o femminuccia, se bianco o nero, e i test genetici, può raggiungere anche i 150 mila euro. Si è trattata della più grande conferenza dedicata agli uomini gay che vogliono avere figli. A Bruxelles c’erano tutti: interpreti, gadget, listini prezzi, discorsi promozionali, compagnie in grado di connettere cliente e venditore, con offerte di ovuli e utero.

 

“Men Having Babies” ha così rassicurato tutti: “La nostra società non fa altro che fornire aiuto nel districarvi nel labirinto della maternità surrogata”. Benvenuti nel grande punto vendita di quello che il Wall Street Journal ha chiamato l’“assemblaggio del bambino globale”. E’ anche la filosofia del ministro della Famiglia francese, Laurence Rossignol, a favore dell’utero in affitto, che ha detto di voler offrire “un po’ di generosità al regno dell’individualismo”. E che dire della donna ridotta a incubatrice? La femminista della gauche col dicastero ha idee anche su questo: “La funzione della donna è di trasportare”, è un “vettore”. Come ha raccontato Xavier Lombard sul Figaro a proposito della fiera di Bruxelles, “la tale agenzia fabbrica ‘dei bambini meravigliosi’, l’altra produce ‘bambini perfetti’, la terza assicura che ‘con noi tutto è possibile’”.

 

Tutte promuovono “‘viaggi di maternità sostitutiva’, un vocabolario attentamente scelto per anestetizzare la coscienza”. La deputata belga Anne-Charlotte d’Ursel (liberale) ha denunciato che questa fiera vìola numerosi trattati e convenzioni firmati anche dal Belgio. La Convenzione sui diritti del fanciullo vieta qualsiasi forma di “vendita” di un bambino. Altri accordi europei vietano il profitto economico nel quadro dell’adozione. Dove sta l’orrore di quei benpensanti che di solito rabbrividiscono all’idea di un coinvolgimento nel traffico di esseri umani, ma che adesso indulgono in una orrenda e grottesca forma di “traffico riproduttivo”?

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