Perché in Emilia Romagna i bambini all'asilo dovranno essere vaccinati per legge. Parla il governatore

Luciano Capone
’Emilia Romagna sarà la prima regione italiana a rendere obbligatori i vaccini per i bambini che accedono al nido. Il progetto di legge verrà presentato lunedì in Assemblea e obbligherà chiunque voglia iscrivere i propri figli all’asilo a fare le vaccinazioni già considerate obbligatorie, quelle contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B.

L’Emilia Romagna sarà la prima regione italiana a rendere obbligatori i vaccini per i bambini che accedono al nido. Il progetto di legge verrà presentato lunedì in Assemblea e obbligherà chiunque voglia iscrivere i propri figli all’asilo a fare le vaccinazioni già considerate obbligatorie, quelle contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite B. “Siccome stiamo riformando la legge che riguarda i servizi educativi da 0-3 anni, in particolare relativamente agli asili nido, abbiamo deciso di introdurre nella legge rispetto degli obblighi vaccinali per quelli già considerati obbligatori – dice al Foglio il presidente della regione Stefano Bonaccini – perché i bimbi che vivono in comunità dove il tasso di vaccinazione cala corrono un rischio più elevato di contrarre malattie, dal momento che vi sarebbe maggior circolazione dell’agente infettivo”. La questione è diventato un tema sociale e politico delicato, a causa della diffusione di teorie che senza alcuna base scientifica accusano i vaccini di causare diverse malattie e addirittura la morte dei bambini.

 

La propaganda e la disinformazione contro i vaccini, che hanno trovato una sponda prima mediatica e poi politica in Beppe Grillo e nel M5s, hanno alimentato il panico di molti genitori, portando a un pericoloso calo delle vaccinazioni con conseguenze mortali per molti bambini. “Alla luce di tutto questo è importante vaccinare per proteggere tutti i bimbi – dice Bonaccini – a maggior ragione i più deboli, immunodepressi, con gravi patologie croniche, affetti da tumori: per loro unica possibilità di frequentare la collettività è che tutti gli altri siano vaccinati, per evitare che le malattie circolino e possano raggiungerli”. Infatti, la scelta di non vaccinare i bambini non mette in pericolo solo la salute e la vita dei propri figli, ma anche quella degli altri che, a causa di patologie particolari non possono essere vaccinati e quindi sono esposti. Questa fascia di persone è garantita solo se si vaccinano tutti gli altri, formando quella protezione che in gergo medico si chiama “immunità di gregge”: “La percentuale di vaccinati che garantisce maggior protezione a tutta la popolazione deve attestarsi sopra il 95 per cento. In Emilia-Romagna la copertura è sempre stata molto buona, una delle migliori in Italia. Ma negli ultimi due anni si è cominciato a veder qualche calo. Quindi abbiamo deciso di correre ai ripari”, conclude Bonaccini.

 

Si tratta di un provvedimento che fa da apripista, su cui stanno riflettendo anche altre regioni, che mette una pezza a una questione che nel lungo termine va affrontata a livello culturale. I vaccini sono vittime del loro successo, hanno fatto praticamente sparire tante malattie mortali e così in molti non sanno più a cosa servono. Si spera che non debbano diffondersi di nuovo quelle malattie sconfitte per capirlo.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali