torino la sedicente

"Sedicente", la stupida definizione che nega la matrice dell'attacco alla Stampa e la città in ostaggio

Maurizio Crippa

Torino “capitale dell’eversione” per la pg Musti e la reticenza sui pro Pal del sindaco Lo Russo. Del resto la sottovalutazione, o lo stile vellicatorio verso i “ragazzi che sbagliano” è tipica di molte amministrazioni a guida Pd. Il caso Bologna

Puntuale e stupido, è arrivato il marchio “sedicenti”, cattiva roba d’antan. “Sedicenti pro Pal”, nel post di Telese. E tutto un profluvio di attenuanti generiche, so’ sedicenni, anzi so’ fascisti (“il fascismo è nelle teste”, abbiamo dovuto leggere) perché dover ammettere che il Kollettivo studentesco autonomo imparentato Askatasuna (36 denunciati) non è “di destra” è faccenda impossibile per il buon pensiero “antifascista”. Anche per il direttore della Stampa Andrea Malaguti (si rinnova la solidarietà) erano “teppisti invasati, antagonisti fuoriusciti da un corteo pro Palestina”. (Fuoriusciti, insomma sedicenti). Ma sacrosanto è il ricordo del vicedirettore della Stampa Carlo Casalegno, il primo giornalista ucciso dalle Br (allora “sedicenti” pure loro). La verità è che non solo Torino, ma molte città italiane sono minacciate e messe sottosopra dalla violenza pro Pal, e cavarsela con “sedicenti” non basta.

  
A Bologna per la partita di basket del Maccabi, a Roma l’osceno insulto alla sinagoga. Ma soprattutto Torino è da lungo tempo alle prese con la violenza politica. Torino è la città che la pg della Repubblica Lucia Musti, inaugurando l’anno giudiziario 2025, aveva definito “capitale dell’eversione”. Documentando: “Nel nostro distretto assistiamo, ormai da trent’anni, al monopolio da parte del movimento antagonista torinese denominato Askatasuna”. Eppure il sindaco Stefano Lo Russo aveva minimizzato: “Non sono la persona indicata a commentarle”. Se non spetta a un sindaco giudicare il clima pericoloso di una città, non sapremmo a chi. Il risultato è che alla pg Musti è stata raddoppiata la scorta, a seguito di minacce del Nuovo partito comunista italiano, legato ai Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo). Con buona pace dei sedicentisti che da venerdì spiegano che si tratta di “fascisti”. Ed è motivo di riflessione che il sindaco sia lo stesso che ieri, alla Stampa, ha detto che occorre “distinguere le responsabilità individuali da contesti più ampi”. Senza riuscire una sola volta a indicare la violenza dei gruppi pro Pal impegnati nella difesa di un imam che, ha scritto Malaguti, “rivendica la legittimità dell’orrore inumano del 7 ottobre”. Lo Russo fa surf su parole e responsabilità, un primatista del sedicente. Parla di “violenza di matrice politica” ma la parola “pro Pal”, gli  rimane fra i denti. Però, dice, “respingo con fermezza ogni tentativo di creare un nesso causa-effetto tra un processo civico, trasparente e comportamenti eversivi che nulla hanno a che fare”. Dove “nesso causa-effetto” non è l’espressione giusta: il problema infatti è che il comune lavora dallo scorso anno per regolarizzare, regalare secondo le opposizioni, uno spazio pubblico come sede per Askatasuna: “Un percorso di coprogettazione aperta alla città per gli spazi che dal 1996, anno dell’occupazione, ospitano l’esperienza politica del centro sociale”, secondo i militanti. Quegli spazi secondo la delibera di giunta saranno riconosciuti come “bene comune” della città. Tutto bello, anche se nel frattempo 18 militanti di Askatasuna siano stati condannati per reati di varia violenza politica.

 

Del resto la sottovalutazione, o lo stile vellicatorio verso i “ragazzi che sbagliano” è tipica di molte amministrazioni a guida Pd. Il sindaco di Bologna, Lepore, nonostante le violenze dei pro Pal viste di recente, ha in corso bandi per assegnazione di spazi pubblici ai centri sociali – intanto Elly Schlein ieri era a Roma a chiedere la chiusura di CasaPound. Ma a Bologna tutto bene. L’aggressione di Torino ha messo anche Lepore in una situazione scivolosa. La paladina pro Pal Albanese cui la sua giunta aveva frettolosamente concesso la cittadinanza onoraria ha lanciato un “monito” contro i giornalisti che ha indignato anche Sergio Mattarella. Così Lepore s’è trovato a precisare che “nessuna causa giusta può giustificare la violenza”. E ora c’è qualche possibilità che il sindaco debba fare marcia indietro sulla cittadinanza. Bologna non è nuova a scivoloni. A settembre sui muri della città comparve un poster che trasformava in un san Francesco Luigi Mangione,  killer di un ceo americano. Il manifesto era inserito “in una delle installazioni di Cheap, associazione di estrema sinistra finanziata dal sindaco Lepore”, accusò FdI. Ma l’assessore alla Cultura della dotta Bologna riuscì a dire: “E’ un’espressione artistica che può piacere o no, ma tale resta”. I sedicenti democratici, ora e sempre.
 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"