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i dati
In Italia fa caldo, ma non più di altri anni. Perché di giugno non ci si può fidare
Le temperature si sono alzate, ma non più dei mesi più caldi degli ultimi anni. E con un po' di umidità in meno: merito dell'aumento dell'incidenza del verde urbano sulla superficie comunale. Ne servirebbe però molto di più
Di giugno non ci si deve fidare. Soprattutto del caldo di giugno non ci si deve fidare. Perché è il primo dopo mesi di freddo, fresco e tepore, e quindi lo percepiamo strano, sempre più intenso. A Roma c'era pure un detto - e i detti certamente non hanno il dono della verità, ma non sempre mentono - che ogni tanto, sempre meno, si sente ancora. Faceva, fa: "Abbisogna nun sbajà giugno, pe' du' bboni, uno è 'n inferno". Questa frase qualcuno la attribuì a Carlo Emilio Gadda, ma Carlo Emilio Gadda senz'altro non l'ha mai scritta e forse, probabilmente, nemmeno detta. Fatto sta che è cosa abbastanza vera, quasi ciclica. E anche in un'epoca di cambiamenti climatici, di innalzamento delle temperature.
Abbiamo vissuto per due anni un giugno bbono, questo "è 'n inferno". Più o meno. Perché fa caldo, parecchio caldo, ben di più dell'anno scorso e di due anni fa. C'era andata bene allora. Un po' meno quest'anno. Si suda, il sole batte in testa, ma sui livelli del 2022. Suppergiù alla maniera del 2019. Insomma, "pe' du' bboni, uno è 'n inferno".
Va così a Roma. Va così in tutta Italia.
Certo, un incremento delle temperature c'è stato e, dicono gli scienziati, continuerà a esserci, ma l'ondata di calore di questi giorni che consideriamo insopportabile e opprimente, l'abbiamo già vissuta, checché ne dicano i meteorologi.
Qui ci sono un po' di dati (presi dall'archivio del Servizio meteorologico dell'Aeronautica militare italiana) dei giugno di diverse città italiane, da nord a sud, da ovest a est.
Un'ondata di caldo che, soprattutto nel 2019 e nel 2022, ha avuto livelli di umidità ancora maggiori. E questo perché, è aumentata - anche se di pochissimo - l'incidenza del verde urbano sulla superficie comunale.
Le temperature continueranno a salire anche nei prossimi anni. Si può cercare di ridurre le emissioni, certo, ma è percorso lungo, complesso, difficilissimo da gestire. Intanto, come hanno sottolineato più volte molti ricercatori di tantissime università, c'è un modo più rapido e assolutamente sicuro per diminuire l'impatto dell'isola di calore urbano, ossia la differenza di temperatura tra aree urbane e aree rurali, causata dall’eccesso di calore emesso e dal guadagno solare intrappolato dall’ambiente urbanizzato. Aumentare il verde pubblico. Non diminuirà la temperatura globale, ma permetterà di percepirlo meno insopportabile. Soprattutto se si inizia a incrementarlo a livello stradale, evitando di considerare verde urbano anche quello delle terrazze, dei balconi.
L'esempio migliore è Lubiana. Negli ultimi quindici anni il verde urbano nella capitale slovena è aumentato di circa il 15 per cento: la temperatura media annuale è aumentata alla maniera di Udine e Lione (sono più o meno alla stessa latitudine), ma l'umidità media nei mesi estivi è diminuita di quasi il 10 per cento e il calore percepito di quasi il 20 per cento.