
Ammazzare d'estate a Roma. Francis Kaufmann, un terribile delitto e la commedia all'italiana
Anche questo triste film di Villa Pamphilj ha il suo “set” nella Capitale estiva, quando la città si liquefa, dove tutto pare ancora più possibile che nel resto dell’anno. Tra mitomania, degrado e i fantasmi del cinema che fu. E con polemicuzza annessa: quella sul tax credit
Ogni città ha i delitti che si merita. Da pochi giorni è stata riaperta a Milano la Torre Velasca, famosa per il film “Il vedovo” di Dino Risi con Alberto Sordi e Franca Valeri del 1959: storia di un romano fallito che vuole ammazzare la moglie milanese liquida. Ma la pellicola si basava su un delitto celebre dell’anno prima: il caso Fenaroli.
Il 10 settembre 1958 Roma in un appartamento al civico 21 di via Ernesto Monaci, zona Piazza Bologna, la cameriera apre e la padrona è riversa. C’è un movente clamoroso, una polizza d’assicurazione da 150 milioni di lire, beneficiario il marito, che però sta a Milano. Il Fenaroli, self made man, geometra che si dice ingegnere, vuole partecipare al boom ma non ce la fa. Ha un sacco di debiti e preferisce far fuori la moglie, e riscuotere la polizza. Manda un killer, che alle 18.30 parte col volo dalla Malpensa a Ciampino (Fiumicino non esisteva ancora), ammazza e fa a tempo a tornare col vagone letto e la mattina di nuovo al lavoro a Milano. Fu il primo delitto moderno della storia d’Italia, tra ascensori, aerei, autostrade, insomma tutto l’apparato del boom.
Ma a Roma ancor oggi non esistono delitti di grattacielo, sono più che altro massacri orizzontali, come quest’ultimo duplice delitto orrendo, quello di villa Pamphilj con la moglie e la bambina uccise da questo figuro, l’americano Francis Kaufmann, che però si inventava molteplici nomi. Se non fosse così tragico sarebbe un film comico, col sapore amaro proprio della commedia all’italiana; a partire dal protagonista, forse spia, sicuramente sòla, una specie di avventuriero mitomane alla Gassman nel “Sorpasso”, altro film che nasce nell’estate romana infuocata, o Manuel Fantoni, il protagonista di “Borotalco”, ma qui mitomane arrivato in barca da Malta (battente bandiera liberiana?) con due o tre identità e vari arresti laggiù nella natia America. Sempre “amico dei vip”, nello specifico, facendosi chiamare Rexal Ford (nome da pura commedia all’italiana) oppure Matteo Capozzi, nel primo caso spacciandosi per figlio della rockstar Lita Ford (chissà perché non parente anche di Harrison, o di Francis Ford Coppola, a questo punto). A Malta “affittava case su AirBnb”, mentre la moglie, Stella, “era una specie di hacker”. A Roma, invece, vita da bohème e in tenda al parco. È chiaro che non è l’AI che seppellirà gli sceneggiatori, ma la realtà.
Come tanta commedia all’italiana anche questo triste film di Villa Pamphilj ha il suo “set” nella Roma estiva, quando la città si spampana e si liquefa, dove tutto pare ancora più possibile che nel resto dell’anno, tra l’erba secca, l’asfalto bollente, e “ciai na sigaretta”, le birrette e i clochard a Campo dei Fiori e Trastevere, dove il sedicente Ford viene fermato varie volte, scambiato per uno dei tanti embriaconi; infine i parchi anzi le “ville”, come quella Pamphilj dove sono stati ritrovati i corpi della moglie Stella e della bambina Andromeda. Se non fosse tragico il “film” di Ford, sarebbe un Verdone in 3d, anzi alla terza, perché sarebbe anche “Un sacco bello” con dentro Marisol e lo zoo di Villa Borghese, questa Roma essiccata, piena di turisti in ciabatte surriscaldate e disperati con la pizza rossa.
I delitti romani hanno sempre del resto quest’aria triste e tropicale, non hanno la freddezza di un Garlasco. I delitti romani avvengono sempre d’estate, perché tutto avviene d’estate a Roma. Il delitto Casati Stampa, 30 agosto 1970; via Poma, 7 agosto 1990; Olgiata, 10 luglio 1991. I delitti romani si svolgono nei Parioli deserti, in ville isolate, o nei palazzoni impiegatizi solitari. Adesso, i corpi al parco anzi nella villa, negli sconfinati parchi pubblici romani che spesso diventano foreste, giungle, anche nei rifacimenti e restauri dell’èra Gualtieri. Poi c’è il cinismo romano, in questi giorni circola infatti anche la battuta: rivedendo al ralenti i video del sindaco, ormai protagonista di migliaia di pillole social in cui annuncia aperture di parchi, aggiustamenti di buche, inaugurazioni di ciclabili, è molto probabile che sia stato ripreso in diretta anche il delitto di villa Pamphilj. Delitto in cui c’è questa incredibile aderenza col presente sgangherato, perché il killer-fricchettone oltre a fingersi chi non era, e ammazzare moglie e figlia, ha chiesto veri finanziamenti per farsi produrre un vero film, col tax credit, dunque si entra nella polemica dell’anno, quel tax credit ora bloccato che ha messo in ginocchio il settore, con le proteste di attori e registi, l’urlo di Pupi Avati eccetera. Pensiamo pure alla casa di produzione romana che nell’andirivieni di tanti scrittori-registi-sceneggiatori, puntando invece a chiudere l’ufficio e buttarsi a Capalbio o Sabaudia, si è vista arrivare nientepopodimeno che Rexal Ford col suo “pitch”. Forse è proprio questo il film da fare, con tax credit o senza, vabbè.