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Mattarella a Crotone per rendere omaggio ai migranti morti nel naufragio

Il capo dello stato visita i feriti in ospedale, poi si raccoglie in silenzio davanti alle 67 bare. L'ultimo corpo ritrovato questa mattina: è quello di una bambina. La procura apre un'inchiesta sulla macchina dei soccorsi. In città anche Elly Schlein

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è a Crotone per rendere omaggio alle 67 vittime del naufragio avvenuto domenica mattina a Steccato di Cutro, in Calabria. Il capo dello stato si è recato al Palamilone, dove sono allineate le bare delle vittime del naufragio, alcune ancora non identificate. L'ultimo corpo, recuperato solo questa mattina, è quello di una bambina. Nel frattempo la procura di Crotone ha aperto un fascicolo d'inchiesta contro ignoti per ricostruire la catena di soccorsi, dopo il rimpallo di responsabilità tra autorità italiane e l'agenzia europea Frontex.

 

Poco prima Mattarella è stato all'ospedale San Giovanni di Dio per fare visita ai 15 superstiti rimasti feriti nel naufragio, accolto da applausi e dal commissario straordinario dell'Azienda sanitaria provinciale di Crotone Simona Carbone e dal direttore sanitario Lucio Cosentino che lo hanno accompagnato nei reparti.

 
Cittadini arrivati da tutta la Calabria e studenti delle scuole locali da stamattina hanno iniziato ad affollare la camera ardente al palazzetto dello sport, all'arrivo del presidente hanno applaudito e hanno gridato: "Giustizia, giustizia". All'interno del palasport ci sono anche i parenti delle vittime, altri superstiti e alcuni soccorritori, oltre a tutti i 27 sindaci del crotonese e gli amministratori locali. La camera ardente è stata aperta dalla preghiera interreligiosa guidata dall'iman della moschea di Cutro, Mustafa Achik, e dal vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta.

 

 

In città è arrivata anche Elly Schlein, che ieri ha attaccato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi chiedendone le dimissioni. Schlein "Non rilascerà dichiarazioni alla stampa", comunica in una nota il Partito democratico. Intanto il gip del tribunale di Crotone ha convalidato il fermo di due presunti scafisti della barca che si è schiantata sulla costa di Cutro. E la procura ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per fare luce sulla macchina dei soccorsi. Se prima infatti l'indagine era solo sul naufragio, e martedì il procuratore Giuseppe Capoccia spiegava che "soccorsi non sono oggetto di indagine specifica", adesso ha delegato i carabinieri di raccogliere tutto il materiale sul "buco" di almeno sei ore, tra il dispaccio con cui Frontex segnalava la presenza di una imbarcazione nello Ionio e il naufragio.

 

Ieri il comandante della Capitaneria di Porto di Crotone, Vittorio Aloi, a chi gli chiedeva se fossero stati sentiti dalla procura crotonese ha replicato: "Chiariremo a chi dovere quando ce lo chiederanno". "A noi risulta - ha aggiunto Aloi - che domenica il mare fosse forza 4 ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8. A noi non è giunto nessun allarme. Ripeto, adesso c'è un intricato discorso di ricostruzione dei fatti del quale non posso e non mi posso permettere di anticipare le conclusioni perché non ci siamo nemmeno arrivati. Stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all'autorità giudiziaria"

   

Il naufragio è "una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano", ha detto a sua volta il portavoce della Guardia Costiera Cosimo Nicastro a 5 minuti di Bruno Vespa. "Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza - ha aggiunto - non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti. Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai familiari. E allo stesso tempo la barca, partita quattro giorni prima dalla Turchia, non aveva riportato alcuna informazione alle altre omologhe organizzazioni di guardia costiera che ha attraversato".

 

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