Disdette e poche prenotazioni, la quarta ondata pesa sul turismo. Gli albergatori: "Sì al super green pass"

"Da qui a Natale molti di noi chiuderanno", dicono gli albergatori romani. C'è chi non riapre dall'inverno del 2020 e chi abbassa le serrande per rialzarle nel 2022. Ma tutti sono sono preoccupati dai mancati introiti e dai flussi turistici a intermittenza

Gabriele D'Angelo

Sugli albergatori italiani pesa ancora l’incertezza. La paura di una nuova ondata di contagi tiene ancora lontani i viaggiatori dalle mete turistiche. E durante le prossime vacanze di Natale il copione potrebbe ripetersi. “Più che di disdette bisognerebbe parlare di mancanza di prenotazioni” spiega al Foglio Barbara Nardelli, presidente del Comitato albergatori romani. “Al momento quelle fatte riguardano i primi di dicembre e di gennaio e sono ancora molto poche”.

 

Antonella Degregorio, vicepresidente di Federlaberghi Roma aiuta, con qualche dato, a capire l’entità del fenomeno. Nella Capitale, le strutture ricettive ancora chiuse ammontano “a 350 su un totale di 1.250”. La quarta ondata minaccia soprattutto le attività che hanno ripreso il proprio lavoro, in futuro “costrette a chiudere in mancanza di flussi turistici”.

  

Le spese consistenti, non coperte per via dei mancati introiti, mettono in seria difficoltà il settore: “Tenere aperto un albergo ha costi più elevati di quelli necessari per tenere aperto un ristorante. Alcuni miei colleghi stanno pensando di abbassare la serranda e rialzarla soltanto a marzo prossimo, in primavera” racconta Nardelli. 

  

“Non possiamo permetterci di non lavorare” avverte Degregorio. Ben vengano, dunque, la misure del governo per contenere la diffusione del contagio attraverso il rafforzamento del passaporto vaccinale. “Se il green pass è ritenuto utile, va bene. L’importante è che non si chiuda più” dice Roberto Di Rienzo, proprietario del Panama Garden di via Salaria.

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