Cosa dice davvero l'ordinanza che vieta la trasferta a Marsiglia per i tifosi della Lazio

Francesco Corbisiero

In Italia stampa e politica esasperano i toni e alludono a presunte discriminazioni. Ma dal documento del ministero dell’Interno francese emergono rischi seri per la tenuta dell’ordine pubblico

Uno stop imposto ai tifosi della Lazio perché considerati “violenti e fascisti”. Con quest’espressione diversi giornali italiani hanno sintetizzato i motivi che hanno portato al divieto di trasferta nei confronti dei tifosi biancocelesti in occasione del match contro l’Olympique Marsiglia, in programma il prossimo 4 novembre. A leggere per intero il comunicato diramato dal ministero dell’Interno francese, la situazione appare però più ampia e complessa di quanto descritto da certi titoli acchiappa click.

 

 

Del resto, la stessa decisione era stata presa in vista della gara di andata dello stesso incontro dalle autorità italiane, che avevano bloccato la vendita dei biglietti per l'Olimpico ai residenti in Francia e impedito gli spostamenti di tifosi verso l'Italia. Stesso copione già visto tre anni fa, nel novembre 2018, in vista della gara di Europa League sempre tra le due squadre.

 

 

Certo, nella nota si sottolinea come gli spostamenti della società sportiva con sede nella Capitale siano fonte frequente di disturbo dell'ordine pubblico “a causa del comportamento violento di alcuni tifosi di questa squadra o di individui che si comportano come tali”, responsabili di “risse, lancio di petardi, fumogeni o bombe carta” e di “provocazioni di carattere politico", come canti fascisti e saluti romani.

 

Ma non si tratta soltanto di questo. L’ordinanza continua ricordando come gli scontri non siano appannaggio della tifoseria ospite, anzi: in ben sette occasioni, tutte avvenute nel giro degli ultimi due anni, i supporters dell'Olymipque Marseille si sono resi protagonisti di episodi di violenza organizzata verso tifosi di club avversari o contro le forze di polizia, l’ultimo dei quali è culminato con il ferimento di trentadue agenti di pubblica sicurezza.

 

In più, il testo, firmato dal ministro Gérald Darmanin, spiega che “i rapporti tra i tifosi dell'OM e della Lazio sono da molti anni caratterizzati da animosità”. Un antagonismo che in passato “ha portato a violenze tra tifosi e scontri con la polizia durante le partite o a margine di esse”. Anche a causa dell’opposta fede politica? Non è possibile escluderlo. Nel documento questo non viene riportato in modo esplicito, ma la coloritura anarchica della tifoseria della squadra transalpina è tutt’altro che un segreto.

 

Anche i precedenti consigliavano cautela. Alla vigilia dell’ultimo match tra le due squadre quattro persone vennero accoltellate durante una rissa che coinvolse circa duecento sostenitori e, il giorno stesso della partita, un nuovo scontro richiese l'uso di gas lacrimogeni e idranti, oltre all'intervento delle forze dell’ordine che portò a tre arresti.

 

Insomma, dalla lettura complessiva delle motivazioni della decisione emerge una valutazione ponderata e credibile dei rischi per la tenuta dell’ordine pubblico. E soprattutto abbastanza lontana dagli intenti discriminatori assegnati da alcune testate italiane.

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