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La polemica

Il mare è bello ma solo se il turismo è straccione. Le strambe "vele" d'oro

Nasce il divieto di lusso, spiagge declassate per alta qualità

Carmelo Caruso

Le spiagge di Polignano a Mare e Ostuni declassate da Legambiente perché avrebbero autorizzato resort di lusso (che non hanno neppure autorizzato). Non hanno violato nessuna regola. Da quando il lusso è un reato? Hanno senso queste super classifiche?

Si dica chiaramente che il problema è la parola “lusso” e che l’unico turismo ammesso è quello straccione. Da quando la bellezza deve essere collegata alla povertà, alla casetta scrostata, al pane raffermo, all’ombrellone bucato? Ci sono due comuni italiani che si sono macchiati di una gravissima colpa. Hanno rispettato la legge. Volevano fare del turismo di alta qualità. Risultato? Retrocessi, declassati. Si tratta dei comuni di Ostuni e Polignano a Mare in Puglia. Che siano tra i luoghi più incantevoli d’Italia, si sa. E’ la nostra Italia cartolina. E non avrebbero certo bisogno di “vele” o “bandiere”, tutte quelle medaglie di latta che corrono ad assegnarli; quella pretesa di decidere cosa sia sole e cosa sia mare. Dal 2014 finiscono infatti in cima a queste superclassifiche che meriterebbero, queste sì, di essere un po’ meno divinizzate e prese per quelle sono: opinioni, giudizi legittimi ma opinabili.

 

Cosa è accaduto nel 2021 di così eclatante da indurre Legambiente a togliere una preziosa vela (4 anziché 5) a questo paradiso? Ecco la risposta dell’associazione: “Le due amministrazioni hanno puntato ad autorizzazioni e concessioni di resort di lusso che vanno in controtendenza a un turismo dolce e alla tutela del paesaggio ma a favore del consumo di suolo”. La domanda: hanno violato i vincoli paesaggistici che, giustamente, in Puglia, più che altrove, sono rigorosissimi? La risposta è no. Questi famosi resort di lusso sono forse attività illecite portate avanti da figure sinistre? Meno che mai. Sono resort di gruppi internazionali che fanno del rispetto delle norme la loro cifra. Sono gruppi come Four Seasons, Belmond Ltd che a sua volta fa parte di Lvmh. Per intenderci, è il gruppo del lusso (parolaccia!) che include oltre 70 marchi: Dior, Bulgari, Louis Vitton, Tiffany Moët & Chandon …

 

Hanno investito e atteso le concessioni per anni. Quando le hanno ricevute hanno ammodernato masserie, casolari. Spiega Domenico Vitto, presidente dell’Anci Puglia e sindaco di Polignano a Mare, che “qui nessuno ha rilasciato nulla in conflitto con la tutela del paesaggio. Senza contare che l’area in questione, quella presa in esame, è inserita per ben 13 km nel Parco di Costa Ripagnola”. Vuole dire che i vincoli non sono altissimi. Di più. “E’ in pratica quasi impossibile edificare”. Ma non è finita. Il progetto “incriminato” che contesta Legambiente, la ragione che ha portato al declassamento, non è mai stato approvato. Anzi, in “autotutela”, è stato revocato proprio per togliere qualsiasi alibi agli ambientalisti. Il paradosso? Risponde Vitto: “Nel 2019 quando il progetto era in corso ci hanno assegnato 5 vele, quest’anno che è stato revocato ne abbiamo invece quattro. Fate voi”. La curiosità? La racconta Fabiano Amati, consigliere regionale del Pd: “A Porto Cesareo, sempre in Puglia, sono state assegnate 5 vele ma gli manca il sistema fognario. La verità è che non sono classifiche obiettive ma tentativi di imporre un’idea di povertà”. Si dirà: che impatto hanno queste classifiche? Lo hanno. Eccome.

 

Qual era l’attività prevalente a Polignano, Fasano, Ostuni prima dell’esplosione di questo turismo, chiamiamolo di “alta gamma”? Il contrabbando di sigarette. Poi è cambiato tutto. E’ il posto dove  i ricchi del pianeta vogliono adesso sposarsi (il più costoso è stato quello Ritika Agarwal, figli del magnate indiano del ferro. Circa 20 milioni di euro). Il gettito economico, per la casse comunali, solo di tassa di soggiorno, è da capogiro. E’ lusso o economia? Ricapitolando. L’Ilva si deve spegnere, il gas non deve transitare, il turismo non si può fare se è di lusso. Avanti miseria!

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio