Un mercato

Verso le elezioni: feroci sulle idee e gentili con le persone

Carlo Stagnaro

Se vogliamo un dibattito politico migliore, dobbiamo anzitutto chiederlo

“Abbiamo bisogno di candidati che siano feroci sulle idee e gentili con le persone. Per ora abbiamo quasi solo il contrario”. Lo scrive su Facebook il mio amico Francesco Luccisano. In questo clima velenoso da pre-campagna elettorale, è difficile non essere d’accordo.

Le elezioni sono lo strumento attraverso il quale, in una democrazia rappresentativa, gli elettori attribuiscono ai candidati e ai partiti di loro gradimento una delega più o meno in bianco (è la mia traduzione pedestre di “senza vincolo di mandato”). Libertà di scelta da parte dei cittadini e libertà degli eletti di valutare, in scienza e coscienza, quale posizione prendere di fronte a temi specifici sono due condizioni necessarie per il buon funzionamento del nostro sistema politico. Necessarie, ma non sufficienti: ne mancano altre due.

Una è l’informazione. E’ vero che una campagna elettorale obbliga a semplificare i messaggi e connettere analisi e proposte a una dimensione valoriale. Ma “semplificare” non significa necessariamente far collassare su strepiti privi di contenuto, significanti privi di significato. Storicamente, l’attore cruciale sono i media: perché le elezioni siano un processo costruttivo, e non una gara a chi urla più forte, è essenziale che i mezzi di informazione tengano fede alla propria ragione sociale, che siano mezzi (cioè strumenti) di informazione, e non veicoli di propaganda.

L’altra condizione, forse ancora più importante, per essere “feroci sulle idee e gentili con le persone” è avercele, le idee. “Idea” è una parola bellissima ma generica, quindi provo ad articolarla: un’idea è un’opinione informata. E’ qualcosa di più di un fatto – nel senso che i fatti vanno interpretati. Ed è qualcosa di meno di una suggestione: perché non sia un'immagine vaporosa, devono essere informati (educati, dicono gli anglosassoni, e mi piace giocare sull’ambiguità) anzitutto i candidati. Quello che devono fornire è un messaggio che abbia un guscio visionario e un cuore fattuale.

Le idee sono il “prodotto” che i politici “vendono” e gli elettori “comprano”; i media (inclusi i social media) sono il “mercato” su cui avviene lo scambio, e il voto è la “moneta” che chiude la transazione. In tutti i mercati, chiediamo allo Stato di proteggerci obbligando i venditori a fornire informazione veritiera e vietando clausole vessatorie. Questa pretesa di essere garantiti quando acquistiamo un dentifricio, sembriamo invece abbandonarla quando firmiamo una cambiale per cinque anni a individui che potranno decidere sulla nostra vita, la nostra libertà e la nostra proprietà.

Forse, vivremmo in un paese migliore se iniziassimo a essere in politica – coi candidati e coi media – come siamo nel negozio all’angolo coi prodotti sugli scaffali e col commesso: un poco, solo un poco, più esigenti, più attenti e più sparagnini.