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contro mastro ciliegia

No, la Costituzione non è in pericolo

La Corte costituzionale più bella del mondo è in ottime mani

Le straordinarie risposte, tutte col segno NO, del presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera alle domande allarmiste di Liana Milella di Repubblica sui "segnali di una possibile regressione democratica" e i "rigurgiti fascisti" che minacciano la democrzia e persino la Consulta

Nel paese con la Costituzione più bella del mondo è un piacere ogni mattina scoprire che la Costituzione più bella del mondo non è in pericolo, perché abbiamo anche la Corte costituzionale più bella del mondo in grado di difenderla: dalle sbandate di chi cerca derive autoritarie che esistono solo sui giornali d’opposizione. E abbiamo il privilegio di avere un fior di presidente della Consulta come Augusto Barbera, che sottoposto ieri a incalzante requisitoria (più che intervista) da parte della generalessa della giudiziaria di Repubblica, Liana Milella, ha respinto con perdite tutti i suoi azzardi polemici e offerto a tutti una magnifica lezione di civiltà istituzionale e politica.

Professore emerito di Diritto costituzionale, una bibliografia lunga così, Barbera è stato parlamentare nel Pci e poi nel Pds per cinque legislature. Non proprio un uomo delle destre. Ma alla prima domanda, o asserzione, di Milella, “nessuno meglio di lei può cogliere i segnali di una possibile regressione democratica che si determina quando il potere politico soverchia quello delle Corti…”, il professor Barbera la boccia in diritto: “D’accordissimo, ma è vero anche l’inverso”. E aggiunge un ripasso di storia: “Non a caso fra i più contrari in Assemblea costituente ci furono Vittorio Emanuele Orlando e lo stesso Palmiro Togliatti, un vecchio liberale e un comunista”.

Prossima domanda: “Nel 1979 ha votato Iotti come presidente della Camera. Oggi, di fronte a evidenti rigurgiti fascisti, la nostra Repubblica rischia il declino?”. Altro no secco sui denti: “L’elezione di Nilde Iotti rappresentò la fine, o meglio l’inizio della fine, della conventio ad excludendum nei confronti dei comunisti e oggi non posso che essere favorevole al superamento di analoga conventio a destra”. Milella prova a buttarla sul sentiment della cronaca: “Cosa prova, personalmente, a vedere quelle braccia alzate che fanno il saluto romano ad Acca Larentia?”. “Per fortuna non le ho viste… Non spetta ai giudici costituzionali occuparsene ma semmai alle procure”.

Paziente come un patriarca della Bibbia, a ogni risposta il presidente smonta un po’ del castello. Giuliano Amato “ha evocato lo spettro di Corti, Polonia e Ungheria ad esempi, che rischiano di perdere la loro autonomia. E molti altri costituzionalisti sono d’accordo. Può avvenire in Italia?”. “Non condivido l’accostamento, questo risultato non sarebbe possibile in Italia”. E allora proviamo col premierato (saprà Milella che Barbera è da sempre fautore del maggioritario, nonché studioso del premierato come alternativa al presidenzialismo?). “Un altro segnale della deriva antidemocratica?”. “Posso solo auspicare che nel dibattito si tenga conto di quanto deciso con la sentenza numero 1 del 2014: i premi di maggioranza sono costituzionalmente legittimi, non sono – ricorda la battaglia del 1953? – una ‘truffa’”. 

Con la forza della disperazione: “Una Corte sensibile ai temi più caldi che la politica non affronta finisce nel mirino della politica stessa?”. “In questi anni mai ho colto pressioni improprie sull’attività della Corte”. “Eppure Gasparri dice che le vostre sentenze sono “più simili a un volantino che a un trattato di diritto”. “Possiamo passare a una domanda successiva…?”. E così via, smontando con pazienza una dopo l’altra le tesi allarmistiche di chi ha deciso di trasformare la Consulta nel Palazzo d’Inverno minacciato dalla controrivoluzione. Per Augusto Barbera, che quelle storie le conosce meglio di altri, un percorso netto di risposte negative a tutte le domande davvero da applausi. La Corte costituzionale più bella del mondo è in ottime mani. 

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