(foto Ansa)

contro mastro ciliegia

Caro procuratore, le veline di regime c'erano già prima

Maurizio Crippa

Riccardo Targetti, che regge la procura di Milano, ha detto all'Usigrai che la riforma Cartabia sulle comunicazioni con la stampa: “Come magistrato la trovo una legge difficile da applicare, come cittadino la giudico male”. Dopo trent'anni di circo mediatico giudiziario?  Proprio no

Il suo predecessore è uscito dal portone della procura mentre un vento di tempesta mulinava carte e stracci di scampoli d’inchiesta, brogliacci e veleni tra pm. Prima di Francesco Greco a reggere la procura di Milano ci fu Edmondo Bruti Liberati, che ha da poco mandato in libreria un saggio pensoso sul complicato rapporto tra magistratura e informazione (se ne parlerà). Il loro più famoso  predecessore usava i proclami a mezzo stampa – “resistere, resistere, resistere” – sicuro dell’effetto megafono che gli avrebbero garantito i media unificati e genuflessi.

Non è facile amministrare la giustizia e usare il giusto tono, cioè rispettoso degli inquisiti, dei cittadini e della pubblica opinione. Ma fa una certa impressione leggere che il facente funzioni procuratore capo di Milano, Riccardo Targetti, parlando all’Usigrai ha recentemente detto: “Come magistrato la trovo una legge difficile da applicare, come cittadino la giudico male”. Parlava, Targetti, del decreto Cartabia che affida alla “competenza esclusiva del procuratore della Repubblica” dare informazioni alla stampa sui procedimenti penali in corso. Per Targetti  “così si introduce concetto della velina di regime”. No, così si evitano gli abusi che per trent’anni hanno alimentato il circo mediatico giudiziario, la vera velina del regime.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"