contro mastro ciliegia
Messi merita tutto
Inutili le polemiche populiste-moraliste (e persino sovraniste) sul Pallone d'oro. Il calcio è algorismo e statistica: prestazione fratto valore economico. Guardate i numeri, la Pulce è stato ancora il migliore
Che il Ballon d’Or sia un pallone gonfiato, anzi per giunta sgonfiato, anno Domini 2021, ça va sans dire, come dicono a France Football. Sono tre lustri che lo vincono sempre quei due, tranne una volta il gran Luka Modric, e nella mente di ogni calciofilo vagano come invendicati fantasmi i nomi di Xavi e Iniesta, di Pirlo e Snejder. Le regole sarebbero: prestazioni individuali e di squadra, talento e fair play, carriera. Ma l’unica regola non scritta che conta, e che buca il giocattolo, è la potenza di fuoco economica e mediatica dei club. Da qui ogni anno il cocktail allappante di polemiche: un terzo populismo (eh, ha vinto quello del Psg), un terzo sovranismo (uh, non hanno premiato l’italiano do Brasil) e un terzo moralismo (ah, meritavano anche gli altri).
Ma è davvero così? Davvero hanno ragione le tre esiziali categorie mentali di cui sopra, e persino i validissimi commentatori sportivi che ribadiscono ogni hanno il concetto? No. Il calcio professionistico oggi non è più poesia (ciao Diego) ma un fatto di rendimenti, tabelle e algoritmi. Qualche mese fa Kevin De Bruyne, stella del City, ottavo al Pallone d’oro 2021, ha rinnovato a cifre degne di un Pnrr il suo contratto: si è presentato senza agenti, ma con i tabulati statistici del suo rendimento tecnico (ed economico) per il club: valgo questo, pagatemi. Chiedete a qualsiasi ragazzino informato che segue il calcio sugli highlight dello smartphone, come dice Andrea Agnelli, e saprà tutto di quanto vale e rende un calciatore: attraverso le valutazioni (virtuali ma tutt’altro che casuali) della PlayStation, l’aritmetica del Fantacalcio, la miriade di piattaforme come TransferMarkt o di scommesse che riportano anno per anno, mese per mese, le performance di oggi giocatore.
Basta dare un’occhiata a queste tabelle per scoprire che il suo settimo Ballon d’Or Leo Messi se l’è guadagnato tutto. Nella passata stagione, ancora al Barcellona, la Pulce ha totalizzato 35 presenze, segnato 30 gol e perfezionato 11 assist. In Champions 6 presenze, 5 gol e 2 assist. Ha vinto la Coppa del Re, 5 presenze e 3 gol e 1 assist. Poi in estate ha vinto con la Nazionale la Copa America, battendo in finale il Brasile, con 4 goal e 5 assist e il premio di miglior giocatore del torneo. Non male, in un’annata che per la sua squadra è stata mediocre. Anzi: se le ultime stagioni del Barça non sono state disastrose, il merito è quasi tutto suo, di Leo Messi.
Siccome è un ragazzo timido e gentile, lunedì a Parigi ha riconosciuto che il premio lo avrebbe ben meritato anche Robert Lewandowski, fantastico bomber polacco del Bayern. Niente da dire, in 29 presenze in Bundesliga ha segnato 41 gol e fatto 11 assist vincendo il campionato. In Champions 6 presenze e 5 gol. Ha segnato 6 gol anche nelle qualificazioni all’Europeo, ma la sua Polonia nella fase finale non è arrivata. Qualche numero in meno. Se il calcio è rendimento statistico fratto valore economico, dire che Messi sia stato, ancora una volta, il migliore, non è una bestemmia.
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