Un momento della prima serata dell'Eurovision (foto LaPresse)

Exit dall'Eurovision

Maurizio Crippa

Guardare questa specie di Cantagiro sponsorizzato dalla Ue per farci sentire tutti fratelli e rendersi conto che spot più anti europeista non poteva esserci

Martedì ho guardato un po’ dell’Eurovision, a mio rischio e pericolo, io che non guardo nemmeno Sanremo. Ma era anche il senso del dovere, bisogna essere europeisti, di questi tempi. E l’Eurovision è una specie di Cantagiro continentale sponsorizzato dall’Unione europea per farci sentire tutti fratelli, o per imparare a cantarcela meglio, belli ciucchi come Juncker. E niente, guardavo, e senza nemmeno fare troppo il sofisticato che non sono, pensavo: Dio mio, uno spot così anti europeista manco la Mogherini sarebbe riuscita. Anni e anni a lamentarci di Toto Cutugno, e poi arriva questo gruppuscolo pop montenegrino, D Mol, e lo rimpiangi. In cima alla lista dei perché viene voglia di darsela a gambe da questa Europa ci sono ovviamente le massaie populiste di Tulia, folk polacco che gli staccherebbe la luce persino don Corrado. Poi c’era ’sto cantante ungherese, Joci Pápai, che Guè Pequeno sembra Lord Brummel al confronto. E va bene che è di etnia rom, e una stamberga a Casal Bruciato gliela daremmo volentieri, ma se mi viene in mente Viktor Orbán proprio mi si tappano le trombe di Eustachio. E anche questa cantantessa serba, Nevena Božović che vabbè, forse Dino Giarrusso le manderebbe un selfie, ma io sono così affezionato al biondo platino di Patty Pravo che più ad est di Venezia non voglio niente. E così, più sgranavo gli occhi con orgoglio da europeista medio, più saliva la domanda, che veniva voglia di farla a Romano Prodi in persona: ma come cazzo vi è venuto in mente di allargare l’Europa? Non ne avevamo già abbastanza dei neomelodici napoletani?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"