Il gruppo islandese Hatari

Fruste in Eurovision

Maurizio Crippa

Inizia oggi a Tel Aviv il Festival musicale. La cosa che si annuncia più divertente è la presenza degli Hatari, gruppo islandese le cui allegre canzonette sembrano scritte dai poeti di CasaPound

Finalmente inizia oggi l’Eurovision a Tel Aviv, appuntamento molto più pop di un comizio di Salvini, molto più cult di un festival di Sanremo. E, soprattutto, vista la location 2019, atteso con più apprensione di un nuovo round di non-negoziati di Trump in vista di un bombardamento di Teheran. Insomma, la finta guerra tra i fan di Roger Waters boicottatori di Israele e i fan di Madonna che, nomen omen, appare ovunque: basta che paghino. E infatti ci sarà. Ma la cosa che si annuncia più divertente, e più in grado di terremotare l’ordine prestabilito di Tel Aviv (augurandosi ovviamente che le cose serie vadano bene: a scanso di equivoci ci saranno 20 mila agenti) è la presenza di un gruppo islandese che assieme alle sue allegre canzonette che sembrano scritte dai poeti di CasaPound (“L’odio avrà la meglio / l’Europa andrà in frantumi”) vogliono colonizzare Israele (c’è sempre qualcuno che vuole colonizzare Israele) alla religione del Bdsm. Si chiamano Hatari, che vuol dire odio, hanno vent’anni e il look d’ordinanza: maschere, borchie pelle e fruste. Ma soprattutto le idee chiare: odiano Eurovision perché è propaganda commerciale, ma ci vanno; alla libertà occidentale in cui pure sguazzano preferiscono un futuro di fascisti e campi di tortura. Ma il meglio è che vorrebbero, in caso di vittoria, fondare in Israele uno staterello (mancherebbe, eh) Bdsm. E coinvolgere Netanyahu in una, diciamo, festicciola a tema. Ma siccome Bibi è una vecchia pellaccia, ai simpatici ragazzi potrebbe rispondere, a muso duro: “Che fai mi tocchi”, come un Giletti qualsiasi. Paura.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"