Matteo Orfini (Foto LaPresse)

Peggio di Marino? Orfini

Maurizio Crippa

Ha suicidato un sindaco del suo partito, ha consegnato la città alla Raggi e non chiedo nemmeno scusa. L'asineria politica dell'ex presidente del Pd

Lei non si è scusata, ha detto proprio: “Mi uccide dirlo”. Lei si chiama Janice Hahn, ed è uno dei membri del consiglio della Contea di Los Angeles. Lo ha detto a Brad Pitt, non esattamente a Vito Crimi, perché doveva togliergli la parola: “Mi uccide dirlo, ma arrivi al punto”. Perché, in una cerimonia ufficiale, Pitt parlava troppo, e probabilmente a vanvera. Ma a lei, altro che scusarsi, sarebbe morta piuttosto. Averne così, da noi, di persone che si sappiano scusare: non quando gli altri pretendono l’inchino dell’ipocrisia, ma quando la realtà è un muro di calcestruzzo e ci si sbatte il muso.

 

Insomma: Salvini e Giovanardi, alla famiglia Cucchi, qualche scusa dovrebbero farla. Ma nulla dà l’idea della stupidità politica, in senso universale e in versione “e allora il Pd?”, come le parole al limite dell’autolesionismo di Matteo Orfini sul caso Marino. “Alcuni, compreso qualche dirigente del Pd, mi chiedono di scusarmi per la scelta di avere sfiduciato Ignazio Marino”, ha detto il Churchill di Piazza Mazzini. “Ovviamente non credo di doverlo fare, perché quella scelta l’ho assunta spiegando fin dal primo momento che non era legata all’inchiesta. Marino non era adeguato a quel ruolo, stava amministrando male Roma, la città era un disastro”. Sul talentuoso Dr. Marino, qui non abbiamo nulla da dire. Ma che Orfini, e una bella fetta del suo Pd, abbiano suicidato un loro sindaco e consegnato la città alla Raggi e frantumato il poco di credibilità che avevano ancora, e ritenga di non doversi scusare, non è immorale. Mi uccide dirlo, ma è pura asineria politica, che è peggio.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"