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F. Merlo, il Polonio

Maurizio Crippa

Sul caso Imane Fadil non dà di assassino a Berlusconi, però dice che è “il simbolo di un’epoca senza verità, dove il contesto rende credibile anche l’incredibile”

Come il Polonio di Amleto, Francesco Merlo ha origliato dietro le tende del Mistero, ma ha frainteso. E mal gliene incoglie. Gli è toccato, ieri, di dover dare man forte al processo sommario indiziario e con verdetto già scritto che Rep. ha istruito: Imane Fadil è morta avvelenata da Berlusconi. Ma Merlo non è Travaglio, che fa macelleria (Matteotti, Pecorelli). Merlo è scrittore di classe, grande manipolatore delle parole, che a seconda di come si cesellano danno forma a verità diverse. Del resto il barocco è pirandelliano, finzione di scena. Quando viene bene è teatro dell’assurdo, se viene male è farsa del pretestuoso e falsificazione. Scrive Merlo, per schivare i nudi fatti (non sono “pistaroli” a Rep., quanta ipocrisia) che “nessuno ha avuto pietà per l’Olgettina d’Italia”. Che però è “morta avvelenata” (dice due volte) anche se non è. La magia delle parole sfuma, ma si trasforma in veleno. Non dà di assassino a Berlusconi, però dice che è “il simbolo di un’epoca senza verità, dove il contesto rende credibile anche l’incredibile”. E siccome nulla si può dire di ciò che è inconoscibile, come direbbe il suo conterraneo Gorgia, prende la desolata Imane e la trasforma nell’Olgettina, anzi in Maria Maddalena, “tra sacralità e prostituzione”. La Donna come il maschio italico la vuole, e di solito poi la vuole morta. La paragona alla May e alla premier neozelandese, e persino a Greta. Un funambolismo pretestuoso e fuori contesto che nemmeno una #senonoraquando, parole che non svelano nulla. Ma servono soltanto per dire quel che dall’inizio si doveva dire: l’ha avvelenata Lui. Polonio.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"