Catalani in piazza a Barcellona (foto LaPresse)

Lo spettacolo catalano e i referendum che è meglio farli

Maurizio Crippa

In una democrazia ognuno dovrebbe avere il diritto di mandare al macero il proprio contratto sociale e di secedere da chi vuole

Dichiarare l’indipendenza e diventare un minuto dopo uno stato commissariato è decisamente un bel record d’intelligenza politica. Con quali mezzi Rajoy darà seguito al suo tweet, “lo stato di diritto restaurerà la legalità in Catalogna”, è una faccenda che incuriosisce e lo spettacolo si annuncia appassionante più dei B-52 sopra Pyongyang, vale il biglietto. L’ultima volta che qualcuno aveva annunciato di fare altrettanto, nella ex Jugoslavia, era finita in un macello. Però a quei tempi tutti davano ragione alla Croazia e alla Slovenia, pure Giovanni Paolo II, e vattelapesca. Resto convinto, in linea di puro principio, che in una democrazia ognuno dovrebbe avere il diritto di mandare al macero il proprio contratto sociale e di secedere da chi vuole. Esattamente come a nessuno, manco nelle dittature, è vietato diventare alcolista. Basta votare e avere la maggioranza. Ma appunto, in attesa dello spettacolo, si vorrebbe sommessamente notare che i referendum è meglio farli fare. Ora a Barcellona può scoppiare un casino per un referendum farlocco che nessuno ha controllato e di cui non è chiaro il risultato. L’avessero fatto svolgere, probabilmente sarebbe passato il No come altre volte e comunque a Madrid sarebbe stato più facile rispondere: bravi, ma tanto i referendum non servono a un cazzo. Come in Veneto e in Lombardia. Invece siamo a questo, e come ci siamo arrivati è un mistero. Ma forse tra cinquant’anni declassificheranno dei documenti segreti, e scopriremo che JFK ha ucciso Marilyn Monroe.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"