Pechino non sarà il cavaliere bianco del debito

Alberto Brambilla

Anche per via della debolezza geopolitica dell'Unione europea

    Un'Europa scoordinata a livello comunitario rende difficili i rapporti con la Cina, la seconda potenza mondiale. Jonas Parello-Plesner è responsabile dell'Area Cina per lo European Council on Foreign Relations (Ecfr), uno dei think tank europei più influenti sul panorama internazionale. Al Foglio spiega le conseguenze della perdita di potenza dell'Unione europea in relazione ai rapporti con Pechino. Un'analisi che non lascia scampo neanche per il futuro della leadership globale: "Il mondo nel 2012 sarà come una nave nella tempesta, ma senza capitani a bordo".

    "Le realzioni esterne dell'Ue hanno sofferto della non curanza e la perdita d'immagine dovute alla crisi economica attuale. E lo stesso è accaduto per le relazioni con la Cina. Alcuni leader europei hanno sperato, quando Sakozy ha composto l'ultima volta il prefisso 0086 (quello cinese, ndr) in ottobre, che la Cina avesse intenzione di salvare l'Europa con l'acquisto massiccio di debito. Ma la crisi si è invece rivelata l'occasione per la Cina di fare acquisti - reali - in Europa". Il ministro del Commercio cinese, Chen Deming ha infatti detto di guardare, grazie alla crisi del debito, agli asset europei. Mentre il capo del fondo sovrano nazionale, Lou Jiwei, ha detto chiaramente che preferisce pensare agli investimenti infrastrutturali e l'acquisto di compagnie private anziché ai titoli di debito.

    "Tantè che - spiega Parello-Plesner - che una compagnia cinese ha comprato la più grande azienda chimica ungherese con l'obiettivo di migliorare nelle tecnologie di alto livello. Alla fine dell'anno, ha anche comprato l'ex compagnia energetica di stato portoghese battendo l'offerta lanciata dalla Germania. In Inghilterra sono previsti investimenti cinesi nel settore ferroviario dal momento che Londra ha un budget molto ridotto dalle misure di austerity in vigore per l'anno in corso. E in Italia la Shandong Heavy ha comprato il 75 per cento delle quote dell'armatore Ferretti".

    Insomma, la scarsa capacità di reazione comunitaria, ergo di cooperazione tra i paesi membri, sta facilitando l'acquisto delle industrie nazionali da parte di Pechino nonostante l'Ue, come scrive Parello-Plesner nello studio "European Foreign Policy Scorecard 2012" ha avuto dei successi, come nel coordinamento sui cambiamenti climatici e l'acquiescenza della Cina sull'intervento militare in Libia, ma sono "pallidi".

    Ma cosa succederà nel 2012 quando al vertice della Repubblica Popolare arriverà Xi Jinping, che si suppone succederà a Hu Jintao come presidente? "Nel 2012 la leadership cinese sarà ripiegata su se stessa, come faranno gli stessi americani nell'anno elettorale "guardandosi l'ombelico". Il che - continua il ricercatore dell'Ecfr - li renderà ancora meno disponibili a prendere decisioni drastiche e veloci. Questo probabilmente significherà che sia internamente sia esternamente procastineranno la risoluzione dei problemi in un altro momento più in là nel futuro. Quindi con l'Ue in crisi, gli Stati Uniti sotto elezioni, e la successione al vertice in Cina, il mondo nel 2012 sarà come una nave senza capitani a bordo nel mezzo di una tempesta".

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.