ESCLUSIVO - Tremonti (a cena) parla ancora di Merkel

Alberto Brambilla

La guerra infinita dell'ex ministro dell'Economia contro la Germania

    A tre mesi dalle dimissioni da ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non ha ancora digerito l'ingerenza tedesca sulla politica europea: "La Germania è un enigma non marginale", ha detto. Alla cena annuale della fondazione milanese Res Publica, della quale è promotore, Tremonti non ha risparmiato colpi alla gestione della crisi da parte del cancelliere Angela Merkel.

    La sera di lunedì 16 gennaio presso l'abitazione della contessa Marta Brivio Sforza, che ha concesso l'uso dello stabile, l'ex ministro si è presentato in piena forma (nonostante il gesso per via di un infortunio) indossando un pullover blu, alla Marchionne vecchia maniera. Si direbbe pronto a prendere di nuovo le redini di un dicastero ma senza velleità - e probabilmente nemmeno il consenso - per fare il presidente del Consiglio. Consenso che - a seconda di come andranno in questi giorni i movimenti interni alla Lega - potrebbe trovare, anche tra le file della sinistra, Roberto Maroni. Giochi politici a parte, Tremonti potrebbe invece fornire le idee che il contenitore del Carroccio non riesce ad esprimere appieno.

    Ha infatti discusso di temi europei con i rappresentanti del potere economico nazionale e meneghino, anch'essi invitati al ricco buffet. Tra questi, solo per citarne alcuni, Bernardo Caprotti (Esselunga), Marcello Sala (Intesa Sanpaolo), Carlo Secchi (docente alla Bocconi), Gabriele Galateri di Genola (Assicurazioni Generali), Sergio Dompé (ex Farmindustria), Massimo Ponzellini (Impregilo, ex Bpm), Andrea Colombo (Enel), Ruggero Magnoni (Nomura, ex Lehman); più altri funzionari di Edf, Sea, Consob, Ansaldo, Cassa depositi e prestiti. Si è parlato soprattutto del futuro d'Europa, lasciando da parte la politica del governo Monti se non per qualche accenno alle liberalizzazioni "troppo morbide", secondo Tremonti.

    "Non esiste un solo governo europeo che non abbia pensato ad un break-up dell'euro", meditando l'uscita dalla moneta unica, ha lasciato intendere Tremonti. Aggiungendo che non sarà certo la Cina a salvare l'Europa se non sarà lei a salvare se stessa visto che "quando vai dai cinesi per vendergli il debito - ha commentato - ti guardano come per dire: 'Ma perché dobbiamo crederci noi se non ci credete nemmeno voi?'". Molte delle impressioni condivise con gli invitati saranno sicuramente contenute nel libro dell'ex ministro in uscita il 25 gennaio con le memorie - e i sassolini nelle scarpe - su otto anni di governo al fianco di Silvio Berlusconi. Tra queste un cruccio caro a Tremonti, gli Eurobond, marchio di fabbrica della politica dell'europeista Jacques Lucien Jean Delors. Un progetto che ancora incontra resistenze da parte di Berlino a meno che - a detta di Tremonti - "il fuoco non arriverà a lambire una birreria tedesca". Ammesso che basti come estintore.

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    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.