(foto Wikipedia)

Un regista italiano a Hollywood con un film religioso: è il divertissement riscoperto di Orson Welles

Mariarosa Mancuso

Alessandro Sporcacione è il personaggio uscito dalla mente dell'autore di "Quarto potere": un modo per vendicarsi dell'industria cinematografica americana

Daremmo un soldino, anche due, per sapere a quale sua conoscenza italiana Orson Welles si sia ispirato per battezzare il regista “Alessandro Sporcacione” (una sola “c”, agli americani sfuggono le doppie). In trasferta a Hollywood, Mr. Sporcacione sta dirigendo “Gli amori di Sant’Anna”: i film religiosi sono in pieno boom, i registi italiani hanno familiarità con i santi. “Miracolo a Hollywood” è il divertissement scritto da Orson Welles quando aveva 35 anni e un grande avvenire dietro le spalle. “Quarto potere”, il finto sbarco dei marziani sulla terra messo in scena alla radio (fake news se mai ce n’è stata una, ma allora non erano di massa, per l’inganno bastava un’antenna e un giovanotto geniale), un “Macbeth” riuscito e un “Otello” a metà dell’opera. 

 

Andò in scena a Parigi nel 1950, per quattro settimane, con il bizzarro titolo “The Unthinking Lobster” (“L’aragosta sbadata”, il senso si capisce dopo aver letto o visto lo spettacolo: miracoli e arti che ricrescono come le chele dell’aragosta). I lettori italiani mai ebbero il piacere, i francesi sì e per amor di chiarezza cambiarono il titolo in “Miracle à Hollywood”. Lo avevamo comprato su una bancarella a Cannes, e poi dimenticato. Fino all’edizione italiana Sellerio (con questa proporzione: 100 pagine di Orson Welles e 50 per la nota di Gianfranco Giagni). Orson Welles non era rimasto in buoni rapporti con Hollywood, e sa bene come vendicarsi (la Svizzera e l’orologio a cucù scompaiono al confronto). Sala di proiezione per visionare i giornalieri: musica di Bach che serve sia il sacro sia il serial killer, terra mare e cielo come fosse un film di Terrence Malick, una voce fuori campo legge l’inizio della Genesi. “Ma questa roba non interessa a nessuno!”, sbotta il grande capo dello studio, Mr. Behoovian. Gli ricordano che stanno girando “La Bibbia”. Lui pretende che si salti subito a Adamo ed Eva (sottinteso: nudi quanto il codice Hays consente).

 

Altro film, altri giornalieri, girati da Mr. Sporcacione. Vediamo le comparse con le stampelle, dovrebbero essere malati ma sembrano sanissimi. Vediamo la prima attrice Gloria Granger, che dovrebbe pregare e non riesce a convincere nessuno. Volano insulti con il regista, Miss Granger lascia il set. L’indomani, i suoi panni da santa (completi di zoccoli) saranno indossati dalla fedele segretaria signorina Pratt. Alessandro Sporcacione appartiene alle scuola italiana del semi-realismo. Prima inquadratura su 500 malati veri, poi le comparse per mostrare i miracoli avvenuti. Non fa in tempo a farle entrare. Sant’Anna ha appena cominciato a pregare, e il primo paralitico si alza e cammina, seguito dalla cieca che ritrova la vista. Abbastanza per portare lo sconvolgimento a Hollywood, che si credeva città del peccato. 

Orson Welles è feroce con Los Angeles diventata una piccola Lourdes. Una città senza Dio trasformata in un luogo santo. Niente più musical, niente western, niente torte in faccia. E se poi a Roma si arrabbiano per i mancati incassi, ora che i pellegrini vengono da noi? Magari è una punizione divina per le nostre malefatte, suggerisce qualcuno ricordando un copione intitolato “Sodoma e Gomorra”.

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