Un'immagine da "The many saints of Newark" 

popcorn

Ci siamo, il prequel dei "Soprano" avrà la sua prima mondiale

Mariarosa Mancuso

La morte di James Gandolfini a Roma, nel 2013, sembrava aver chiuso la partita. E invece in "The Many Saints of Newark" c'è il figlio Michael, nella parte di Tony ragazzino. L'idea per ambientarlo: le rivolte nere di Newark nel 1967

Ci siamo. E’ questione di giorni: “The Many Saints of Newark” – più riconoscibile come il prequel dei “Soprano” – avrà la sua prima mondiale. Il 22 settembre, al Beacon Theatre di New York (punta di diamante del Tribeca Fall Preview: il festival primaverile, messo in pausa per motivi sanitari, come altre manifestazioni conquista nuovi luoghi e date). 14 anni da quando l’ultima puntata della serie creata da David Chase letteralmente spense la luce, con una dissolvenza in nero. 

Non erano anni così ossessionati dal rifare storie e film (il pubblico nuovo potrebbe pure vedersi le vecchie versioni, non fa male aprire gli orizzonti), fermamente convinti che a nessuno sarebbe più venuta un’idea originale. Un esempio? Tim Burton sta per girare una serie con i personaggi della “Famiglia Addams”: tipi simpatici e interessanti, passati dalle vignette anni Trenta sul New Yorker, alla serie tv anni Sessanta in bianco e nero, ai film anni Novanta di Barry Sonnenfeld. Altri 3 decenni sono passati, ma essendo la famigliola non proprio scritta da William Shakespeare cominciamo a chiederci se non sia pigrizia. O mancanza di idee. Ogni anno, da quel giugno 2007, David Chase è stato tormentato dai produttori, e ha sempre rifiutato generose proposte. La morte di James Gandolfini a Roma, nel 2013, sembrava aver chiuso la partita. Poi l’idea è arrivata, e nel frattempo il figlio Michael Gandolfini aveva l’età per stare in un prequel, nella parte di Tony ragazzino. Istradato al mestiere di famiglia da Dickie Moltisanti, padre del “nipote Christopher”. Per chi non li ha più ben presenti, il New York Times ha già pubblicato un bell’articolo genealogico. Roba da dilettanti, per chi è cresciuto con “Game of Thrones” (e i suoi impossibili nomi).

Il giovane Anthony impara subito la lezione. “Se credi che rubare sia male, pensa solo che sposterai questa cassa, ed è l’ultima volta che lo fai”, suggerisce il Moltisanti padre – nel film il figlio è appena nato. David Chase ha ceduto alla tentazione quando ha trovato un’idea per ambientare il prequel: le rivolte nere di Newark, nel 1967. Durarono cinque giorni, dopo il pestaggio di un tassista nero (poliziotti bianchi, neanche a dirlo). Fecero 26 vittime e dieci milioni di dollari di danni (li racconta, tra mille altre storie, Philip Roth in “Pastorale americana”). David Chase abitava a poca distanze, ogni giorno accompagnava a Newark la fidanzata. Vista la città in fiamme, sperò che “quel maledetto posto bruciasse per sempre”. Questo è il sentimento che taluni di noi nutrono per il paesello dove sono nati e cresciuti. Molti anni dopo, lo ha usato come sfondo per la storia di quattro giovanotti che scelgono la Guardia Nazionale per non andare a morire in Vietnam.