James Gandolfini

Mariarosa Mancuso

Le anatre, tutto era cominciato con le anatre. Si erano sistemate nella piscina di Tony Soprano, che amorevolmente di mattina le nutriva, scendendo in accappatoio e ciabatte. Poi erano sparite. Da qui la crisi di panico e il primo consulto con la dottoressa Melfi. La geniale idea di David Chase fu lo scontro tra l’omertà mafiosa, regola unica della Famiglia, con il “dire tutto, ma proprio tutto quel che viene in mente” del dottor Freud. “I Soprano” durò per sei stagioni, dal 1999 al 2007: sul finale che letteralmente spegne la luce su Tony e i suoi commensali ancora si discute. In quella gelateria di Blomfield, New Jersey, da oggi c’è un tavolo con la scritta “riservato” e un giornale che ha in prima pagina l’articolo sulla morte dell’attore.

    Le anatre, tutto era cominciato con le anatre. Si erano sistemate nella piscina di Tony Soprano, che amorevolmente di mattina le nutriva, scendendo in accappatoio e ciabatte. Poi erano sparite. Da qui la crisi di panico e il primo consulto con la dottoressa Melfi. La geniale idea di David Chase fu lo scontro tra l’omertà mafiosa, regola unica della Famiglia, con il “dire tutto, ma proprio tutto quel che viene in mente” del dottor Freud. “I Soprano” durò per sei stagioni, dal 1999 al 2007: sul finale che letteralmente spegne la luce su Tony e i suoi commensali ancora si discute. In quella gelateria di Blomfield, New Jersey, da oggi c’è un tavolo con la scritta “riservato” e un giornale che ha in prima pagina l’articolo sulla morte dell’attore. Meta per gli omaggi e i pellegrinaggi dei fan.

    “La più grande opera pop dell’ultimo quarto di secolo”, così scrisse il New York Times e non è certo l’unico a pensarlo (aspettiamo che Harold Bloom faccia un po’ di posto nel suo canone occidentale, certo “I Soprano” non sfigura a confronto con “Angels in America” di Tony Kushner). Molto deve al talento di James Gandolfini, mafioso con il Prozac che sostiene di lavorare nello smaltimento rifiuti e nei momenti di difficoltà si chiede “cosa farebbe Don Vito Corleone al posto mio?”. Anche i criminali hanno le loro nostalgie per quando il mondo era in ordine. Prima, era un caratterista: quel naso, quella faccia, quegli occhi tristi celebrati dallo showrunner della serie David Chase non consentono sul grande schermo ruoli da protagonista. Dopo, vinse tre Emmy Award.
    Lo abbiamo visto di recente in “Zero Dark Thirty” di Kathryn Bigelow, dove era il capo della Cia Leon Panetta, inchiodato da Jessica Chastain che durante la riunione si presenta: “Sono io la figlia di puttana che ha trovato il nascondiglio di Osama bin Laden”. In “Cogan” di Andrew Dominik, splendido e violentissimo film tratto dal romanzo di George V. Higgins: dovrebbe fare il killer, ma beve troppo, va troppo a donne ed è troppo svogliato per essere affidabile sul lavoro. Prima dei “Soprano”, Quentin Tarantino lo aveva voluto in “True Romance”.

    Come tutti gli attori veri, liquidava le domande sul suo lavoro e sul calarsi nel personaggio considerandole sciocchezze. Poi si scusava con i giornalisti, sapeva che certe domande tocca farle per portare a casa un’intervista vendibile. David Chase lo aveva paragonato a Mozart, dando una bella lezione a tutti quei Salieri logorroici che si fan belli con l’immedesimazione e il metodo. Poi vanno in scena e si vede lo sforzo, per piacere ai critici soprattutto. James Gandolfini possedeva invece la naturalezza che ha fatto grande lo spettacolo americano. In televisione, perché ormai – con certi copioni meravigliosamente scritti – non c’è più bisogno del cinema per farsi ammirare.
    Tra i suoi film abbiamo una passione per “Romance & Cigarettes” di John Turturro, sboccatissimo musical operaio. Accanto a lui, la moglie Susan Sarandon (convinta che “quando una donna si china, un uomo vede una ciambella con la marmellata”) e l’amante Kate Winslet, procace commessa in un negozio di sete e pizzi. Felice e innamorato, James Gandolfini esce di casa canticchiando con voce catarrosa “A Man Without Love” (per noi, “Quando mi innamoro” di Anna Identici). Infelice perché colto sul fatto, tenta il suicidio con un chilo di liquirizia. Fascinosissimo, a dispetto della calvizie e della pinguedine.