Papa Francesco (LaPresse)

Editoriali

Le lacrime del Papa per l'Ucraina sono anche una manifestazione di impotenza

Redazione

In Piazza di Spagna a Roma Francesco si commuove davanti alla realtà. La rassegnazione per una mediazione mai davvero concreta e comunque svanita, per la constatazione che l’invasore apertamente non ha alcuna intenzione di fermarsi

"Vergine Immacolata, avrei voluto oggi portarti il ringraziamento del popolo ucraino, per la pace che da tempo chiediamo al Signore”. Qui il Papa si è fermato per lunghi istanti e ha iniziato a singhiozzare, visibilmente commosso, aggrappandosi con una mano alla poltrona posta lì vicino. Francesco tornava a celebrare l’Immacolata in Piazza di Spagna con la città e la Chiesa di Roma dopo gli anni del Covid, quando si era recato lì al mattino presto, lontano da folle e telecamere. Stavolta in mondovisione si sono viste le sue lacrime. Lacrime che sono il segno di impotenza per una mediazione – mai davvero concreta – svanita, ma soprattutto per la constatazione che l’invasore apertamente denunciato solo pochi giorni fa in un’intervista ad America magazine non ha alcuna intenzione di fermarsi. Non è più tempo di frasi sulla Nato che bussa ai confini russi o di provocazioni dell’occidente, come molti del suo entourage mediatico hanno teorizzato nei mesi scorsi, primo fra tutti il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire.

 

All’inizio di novembre, Francesco ha ricevuto in udienza il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk, che gli ha detto: “Sa cosa dicono di lei in Ucraina? Che non ha letto bene Dostoevskij”, da sempre usato da Bergoglio per dividere la disuamana brama di potere dei guerrafondai del Cremlino dall’umanesimo russo, invece lodevole. Da quel momento, il Pontefice ha prima scritto la lettera al popolo ucraino a nove mesi dall’inizio del conflitto, quindi ha chiarito facendo nomi e cognomi che i responsabili della guerra sono di casa a Mosca. La programmazione di inverosimili marce della pace a Kyiv e di manifestazioni contro l’invio di armi al popolo invaso si scontra con la realtà, che è quella di milioni di persone private dell’energia elettrica e del riscaldamento in pieno inverno. L’inverno ucraino.

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