Foto di Edward Cisneros via Unsplash 

Un bambino non nato è uno scandalo umano

Giuliano Ferrara

Prima dei Papi, anche molti laici hanno capito che l'aborto è un omicidio. Ma oggi negarlo è diventato “diritto”

Bergoglio non ha detto che la vita umana dal concepimento alla morte è un principio non negoziabile, non ha schierato la Chiesa cattolica al fianco dei pro life per una legislazione interdittiva, non ha negato misericordia e tenerezza pastorale verso chi abortisce e verso chi fa abortire, cioè il grande assente di una guerra culturale che riguarda innanzitutto la cultura maschile e le politiche pubbliche antinataliste, niente di tutto questo. Bergoglio si è limitato a un’osservazione agghiacciante perché ovvia, tra l’altro sostenuta da laici con argomenti laici: l’aborto è un omicidio.

       

È scattata la gara della stupidità, dell’ipocrisia, del più sordo rinnegamento della realtà, che è in sé la parte decisiva della verità, oltre le effimere interpretazioni. Ho sentito con le mie orecchie il teologo Vito Mancuso dire due cose molto al di sotto della sua intelligenza, alla radio: non ogni soppressione di vita umana è un omicidio, ha detto, basti pensare a un soldato che uccide il soldato nemico, basti pensare a un poliziotto che stronca con violenza la vita di un rapinatore. Mancuso sa che i bambini non nati e uccisi nel ventre materno, come trofei di una cultura sociale che si nasconde dietro il dramma delle donne con untuosità insopportabile, non sono soldati nemici e non sono rapinatori: eppure questa bestialità se l’è lasciata scappare. Il cattolico bergoglista, insieme con mille altri e altre che commentano con scandalo le parole del Papa, non capisce come si possa sposare la misericordia con la censura di un omicidio, e il più crudele del resto, come diceva il radicale Roccella, quell’atto che nega l’intero arco di una vita a qualche settimana dal concepimento.

 

     

Non c’è da stupirsi quando si antepone la difesa dell’integrità di corpo e coscienza di una donna incinta al destino personale di chi appartiene a lei, non meno che al maschio seminatore, e al tempo stesso appartiene a sé stesso o a sé stessa. Ratzinger ha rispiegato nella prefazione a un libro che con la pillola e tutto il resto dell’ingegneria “bio-genetica” l’essere umano si è fatto padrone creaturale di sé, ha per così dire cambiato non già i costumi sessuali, quello è il meno, ma la sostanza di ciò che è umano, è diventato transumanista. L’aborto decriminalizzato è quanto il mondo doveva alla sconfitta della pratica della clandestinità, ma non è questo il punto: l’aborto è stato privatizzato, la Roe vs Wade è tutela della privacy, e di conseguenza è diventato un diritto da celebrare e da promuovere nella sfera delle libertà, non un’occorrenza tragica da scongiurare con politiche pubbliche e canoni etici capaci di ridurne e virtualmente azzerarne il numero in mille modi conosciuti che non sono né la condanna penale né il carcere.

       

La vittima dell’omicidio abortivo non deve essere seppellita, non deve essere nominata altro che come “rifiuto ospedaliero”, deve essere riciclata come grumo di materia inerte (Emma Bonino).

 
Eppure il bambino non nato c’è, è visibile con mezzi anche primitivi, fotografabile, ha cromosomi unici e irripetibili, ha un sesso biologico e perfino un’identità di genere, e con ogni evidenza gli si può rimproverare il peccato originale e null’altro. 

  
Insomma è il testimone più innocente della nostra comune natura umana, ma i soldati hanno i loro cimiteri, i rapinatori pure, gli abortiti no, fa scandalo la sola idea colpevolizzante per le donne.

   
Fa niente che su questo, il Papa e i papi a parte, abbiano impegnato la loro ragione, prima che una vacillante fede, un Pasolini, un Bobbio, una Ginzburg, un Giuliano Amato, e in tutto il mondo molti altri laici peccatori fuori delle mura della Chiesa e non aspiranti alla santità. Fa niente. Siamo passati dalla tutela sociale della maternità, questa escogitazione legislativa bigotta contro cui i radicali votarono all’epoca, alla difesa di un diritto civile. Poi non stupitevi se in Texas e nella Corte suprema americana qualcuno decide di reagire, e non è detto che sarà una buona battaglia viste le premesse di arcigna incomprensione di parte abortista.

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.