Un'immagine della Marcia per la vita del 2017 (foto LaPresse)

La vita è molto sacra, ma i feti abortiti devono essere scaricati come “rifiuti ospedalieri”

Giuliano Ferrara

Fa scandalo, a noi civili, Donald Trump che toglie la moratoria sulla pena di morte. Ma la sola idea di seppellire i feti, cristianamente, suscita battaglie di retroguardia e, alla regione Lombardia, anche una rissa

Siamo sempre dell’idea che la vita umana è sacra, tutte le vite umane sono sacre, ma alcune sono meno sacre delle altre. Pura Fattoria degli animali, Orwell. Ci provoca un sacrosanto dolore il naufragio dei neri e la morte per acqua che una ong di bianchi o un’imbarcazione militare europea forse poteva evitare, con il permesso del Truce e dei suoi corifei. Il fatto che in alcuni stati americani sia prevista la pena di morte per delitti particolarmente efferati commessi e giudicati in via definitiva da un sistema di giustizia che funziona meglio di altri, molto meglio, ma non è infallibile, e che l’Arancione per loschi interessi elettorali abbia sospeso la moratoria dando il via alle esecuzioni “in nome del dolore e del diritto delle vittime”, ci fa struggere l’anima civile: occhio per occhio nel diritto è un errore e più che un errore, è un atto di primitivismo penale indegno di una sensibilità liberale, lo si è capito anche in uno stato biblico come Israele, e pochi tra noi vogliono la vigenza di una pena capitale in un paese che è faro di costituzionalismo (la Cina vabbè, molti paesi musulmani vabbè, ma negli stati americani andrebbe abolita). 

 

La vita è molto sacra, dunque, ma i feti abortiti legalmente e con l’assistenza pubblica devono essere scaricati come “rifiuti ospedalieri”, la sola idea di seppellirli cristianamente (come si diceva una volta) suscita, nell’ambito di una quasi generale indifferenza, battaglie di retroguardia, e ieri alla regione Lombardia anche una rissa da schiaffi tra sostenitori e no di un emendamento eventualmente utile alla bisogna, alla fine naturalmente ritirato dal proponente leghista. I cadaveri di molti annegati dell’altro giorno giacciono per ora insepolti al sole nei body bag, sono rifiuti migratori in territorio tribale libico, li potete vedere e compatire nelle fotografie sulla rete. Spero che alla fine trovino pace in una sepoltura. Quelli della Bonino, i + qualcosa del territorio tribale italiano, sono tra coloro che giudicano i feti “grumi di sangue” contro tutte le evidenze scientifiche e genetiche, e perfino contro la moda invalsa del selfie prenatale nel cellulare, “guarda il piccino, lo vedi il pisellino?”, “ma no, è una gambetta!”; e si batterebbero giustamente come leoni per impedire prima la morte per acqua e poi la seconda morte insepolta del body bag contenente il rifiuto umano, e della moratoria per la pena di morte non parliamone nemmeno, sono anime sensibili, occidentali, civili. Ma si battono come tigri contro la procedura di sepoltura di vite umane colpevoli solo di essere state concepite nell’amore, le conseguenze dell’amore, per una ragione contraddittoria che sembra misteriosa e non lo è, anche se giustificata con stanziamenti di bilancio a favore dell’assistenza neonatale (l’ipocrisia abortista non ha mai avuto confini). Anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri, e involve tuttele cose l’oblio nella sua notte.

 

La laicità sepolcrale ha una sua ragione minima e meschina, per la quale è inutile usare il verso immortale del Foscolo. Se l’aborto è un diritto, e non un’occorrenza drammatica che dovrebbe essere resa sempre più rara e sentita socialmente e culturalmente come un delitto, allora non basta raschiare, aspirare, avvelenare l’essere umano concepito o feto, bisogna annullarlo e degradarlo nei meccanismi stessi della memoria, negarlo anche nella sua non-esistenza fisica di scarto ospedaliero. Ciò che rifiuto, per le più diverse ragioni, ma che rifiuto esercitando un mio diritto assoluto, impassibile di moratorie sospensive o anche solo di procedure funerarie, deve essere anche simbolicamente annullato. La storia dell’aborto pubblico e garantito, contro un’èra primitiva di penalizzazione e colpevolizzazione confessionale delle donne, era cominciata in America come difesa della privacy individuale giuridicamente protetta (Roe vs Wade) ed era continuata in Europa come “tutela sociale della maternità” (legge 180). L’approdo nell’inferno del diritto primitivo è la tutela della nostra vita, che quella sì è sacra, dall’insidiosa interferenza etica della pietà.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.