Papa Francesco (foto LaPresse)

Da sinistra a destra, il campo dei delusi dall'esortazione papale è affollato

Matteo Matzuzzi

Dure critiche dai tedeschi e dagli ultraconservatori

Roma. Il cardinale brasiliano Cláudio Hummes, grande organizzatore del Sinodo amazzonico, fa sapere dal Brasile che il Papa non ha chiuso nulla, che i processi sono avviati, che gli organismi deputati a escogitare i mezzi per garantire un futuro all’Amazzonia sono attivi e in riflessione sui documenti a disposizione. Altri osservatori spiegano che in realtà Francesco non ha detto nulla, quindi non ha detto no a chi attendeva con impazienza il via libera all’ordinazione di uomini sposati e alle diaconesse. E se il Papa nulla dice, significa che è d’accordo. Il che è una posizione legittima, ma complicata da sostenere. Si può invece sostenere che la matassa da sbrogliare era così ingarbugliata, che Querida Amazonia non avrebbe potuto essere diversa, considerato il rischio di ampliare il burrone che separa le due anime che sul sacerdozio sono divise e ben armate. In ogni caso, l’esortazione segna un punto d’arresto alla rivoluzione da più parti annunciata. Francesco conferma che l’unico a poter consacrare l’eucaristia resta il sacerdote, che il clero non manca per mera questione numerica ma perché bisogna fare di più sulla missionarietà e sulle vocazioni. E le donne? Niente diaconesse, clericalizzarle sarebbe imperdonabile. L’hanno capito bene entrambi gli “schieramenti”. A sinistra si sono fatti portavoce della delusione i tedeschi (vescovi e laici), delusi dal mancato coraggio mostrato dal Papa e già desiderosi si rituffarsi nel loro Sinodo “vincolante” che si ripromette di cambiare tutto. Con messaggi che sanno di velata minaccia diretta a Roma: “Le dichiarazioni sul ruolo delle donne nella nostra chiesa sono deludenti per molti. Dobbiamo parlarne in particolare nel nostro Sinodo tedesco”, ha scritto su Twitter il vescovo di Stoccarda, mons. Gebhard Fürst.

 

Ma a scagliarsi contro Francesco sono stati anche parecchi devoti affiliati al tradizionalismo, per i quali il Papa avrebbe dovuto chiudere ogni spiraglio, castigare i progressisti e richiamare i presupposti della Pascendi di Pio X. Su qualche blog e sito ultraconservatore vengono messi all’indice i paragrafi in odor d’eresia, ma quelli relativi al sacerdozio e al ruolo delle donne nella comunità non vengono neppure menzionati, come se non ci fossero. Il tutto per dire che il documento è ambiguo, che il Papa ha “ceduto” (su cosa, poi, non è dato sapere), che il Concilio ha vinto.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.