Papa Francesco in Udienza con Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d'America (LaPresse)

Il Papa batte un colpo in America

Redazione

Avvicendato il conservatore Chaput, al suo posto un vescovo tendenza Francesco

Proprio come un anno fa, quando a gennaio decise di sostituire l’arcivescovo di Lima, il conservatore Juan Luis Cipriani Thorne con il teologo della liberazione Carlos Castillo Mattasoglio, ieri il Papa ha dato un altro segnale evidente: accettate le dimissioni per raggiunti limiti d’età di mons. Charles Chaput, arcivescovo di Philadelphia. Al suo posto mons. Nelson Jesus Perez, vescovo di Cleveland (Ohio), presule semisconosciuto d’origine cubana. Un bel cambiamento. Chaput è l’alfiere del conservatorismo muscolare americano, il capofila della schiera di presuli che meno si sono sintonizzati lungo le frequenze impostate ormai quasi sette anni fa da Francesco. Il fatto che gli sia stata negata la porpora, tradizionalmente concessa ai titolari di Philadelphia, è una conferma eclatante dello scarso feeling con Bergoglio. Il successore ha un profilo definito “moderato” da chi lo conosce, e se ripetuti sono stati i suoi interventi contro l’Amministrazione Trump sulla questione immigrazione, è stato apprezzato anche dai fedeli conservatori per i suoi appelli pro life. Gli osservatori più equilibrati, coloro che cioè non hanno inscenato la ola per salutare Chaput, descrivono la nomina di Perez come una soluzione di mediazione, che punterà a unire una chiesa divisa in due anime contrapposte: i liberal da una parte, i conservatori dall’altra. Francesco fin dal suo insediamento tenta di riorientare la chiesa degli Stati Uniti, cercando di chiudere la stagione della culture war che ebbe nel defunto cardinale Francis George il protagonista principale. La nomina del progressista Blase Cupich (poi imporporato), molto attento alle tematiche sociali, all’ambiente e all’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle chiese di Chicago, era un indirizzo chiaro. Da quell’avvicendamento, tutto ciò che ne è conseguito è stato coerente. Se poi a perorare la causa di chi sta dall’altra parte c’è l’ex nunzio a Washington Viganò con i suoi discutibili dossier, la partita risulta ancora più facile.

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