Papa Francesco durante la Veglia di Pasqua in San Pietro (LaPresse)

Il Papa: "Dobbiamo vincere quell'atteggiamento pusillanime che ci assedia"

Matteo Matzuzzi

Dopo la Veglia nella Notte santa, Francesco ha celebrato la messa questa mattina in piazza San Pietro. Al termine, il Messaggio pasquale e la benedizione Urbi et Orbi: "Pace nella martoriata Siria"

Roma. "Celebrare la Pasqua significa credere nuovamente che Dio irrompe e non cessa di irrompere nelle nostre storie sfidando i nostri determinismi uniformanti e paralizzanti", ha detto il Papa nell'omelia pronunciata durante la Veglia nella Notte Santa di Pasqua, ieri sera in San Pietro. "Celebrare la Pasqua significa lasciare che Gesù vinca quell'atteggiamento pusillanime che ci assedia e cerca di seppellire ogni tipo di speranza". Francesco ha rievocato l'immagine del discepolo "frastornato perché immerso in una routine schiacciante che lo priva della memoria, fa tacere la speranza e lo abitua al 'si è sempre fatto così". Questa, ha aggiunto il Pontefice, "è la notte del silenzio che si trova intirizzito e paralizzato, senza sapere dove andare di fronte a tante situazioni dolorose che lo opprimono e lo circondano. E’ il discepolo di oggi, ammutolito davanti a una realtà che gli si impone facendogli sentire e, ciò che è peggio, credere che non si può fare nulla per vincere tante ingiustizie che vivono nella loro carne tanti nostri fratelli". E "in mezzo ai nostri silenzi, quando tacciamo in modo così schiacciante, allora le pietre cominciano a gridare e a lasciare spazio al più grande annuncio che la storia abbia mai potuto contenere nel suo seno: 'Non è qui. E' risorto'".

 

Questa mattina il Papa, durante la messa celebrata sul sagrato di piazza San Pietro, ha pronunciato l'omelia a braccio. Commentando il Vangelo di Giovanni, si è soffermato sui due discepoli, Pietro e Giovanni, che correvano verso il sepolcro. "Correvano per vedere". "Gli annunci di Dio – ha aggiunto Francesco – sono sempre sorpresa, perché il nostro Dio è il Dio della sorpresa". Al termine, come di consueto, il Pontefice si è recato alla Loggia delle Benedizioni per il messaggio di Pasqua e la conseguente Benedizione Urbi et orbi. "Noi oggi domandiamo frutti di pace per il mondo intero, a cominciare dall'amata e martoriata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede fine. In questa Pasqua, la luce di Cristo Risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso, si rispetti il diritto umanitario e si provveda ad agevolare l'accesso agli aiuti di cui questi nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, assicurando nel contempo condizioni adeguate per il ritorno di quanti sono stati follati".

 

Frutti di riconciliazione ha invocato il Papa anche per la Terra Santa, "anche in questi giorni ferita da conflitti aperti che non risparmiano gli inermi, per lo Yemen e tutto il medio oriente". E ancora preghiere per il Sud Sudan, per l'Ucraina, per "il popolo venezuelano il quale vive in una specie di terra straniera nel suo stesso paese".

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.