Nel pomeriggio il Papa si trasferirà in Uganda per la seconda tappa del viaggio apostolico in Africa (LaPresse)

Il Papa saluta il Kenya e parla di terrorismo: "Un giovane senza lavoro è più facile che si lasci reclutare"

Matteo Matzuzzi
"La prima cosa che dobbiamo fare per evitare che un giovane sia reclutato o vada a reclutarsi è l’educazione e il lavoro. Se un giovane non ha lavoro quale futuro gli rimane? Da lì entra l’idea di lasciarsi reclutare". E' un passaggio dell'intervento pronunciato a braccio dal Papa davanti ai giovani del Kenia. Nel pomeriggio il trasferimento in Uganda.

Roma. Il Papa ha lasciato perdere il discorso preparato e ai giovani del Kenya riuniti nello stadio di Kasarani – una delle ultime tappe prima della partenza per l'Uganda, dove si fermerà fino a domenica – ha parlato a braccio. Francesco ha ascoltato le testimonianze di alcuni di loro, Emanuel e Linette, quindi ha detto che "esiste una domanda alla base di tutte le domande che mi hanno fatto i due giovani: perché succedono la divisione, la lotta, la guerra, la morte, il fanatismo, la distruzione fra i giovani? Perché c'è questo desiderio di auto distruggerci?". La risposta è "nello spirito del male", che "ci porta alla disunione, al tribalismo, alla corruzione, alla dipendenza dalla droga. Ci porta alla distruzione a causa del fanatismo". Come evitare tutto ciò? In primo luogo con la preghiera, dice il Pontefice: "Un uomo perde il meglio del suo essere umano quando si dimentica di pregare perché si sente onnipotente". Ci sono due modi per guardare le difficoltà della vita: "O la si guarda come qualcosa che ti blocca, ti distrugge, ti tiene fermo, oppure la guardi come un'opportunità. A voi spetta scegliere". Bergoglio ha denunciato la piaga del tribalismo, che "vuol dire tenere le mani nascoste dietro di noi e avere una pietra in ogni mano per lanciarla contro l'altro".

 

In secondo luogo, la corruzione, "che è come lo zucchero, ci piace, è facile, e poi finiamo male, facciamo una brutta fine. Invece di tanto zucchero facile, finiamo diabetici oppure il nostro paese finisce per ammalarsi di diabete. Ogni volta "che accettiamo una tangente, che accettiamo una bustarella e ce la mettiamo in tasca, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità, la nostra patria. Per favore non prendete gusto a questo zucchero che si chiama corruzione". Corruzione che – ha detto Francesco – c'è "in tutte le istituzioni, incluso nel Vaticano". Ma è verso la fine del suo intervento che il Papa tocca il dramma dei tanti giovani reclutati nelle file dei movimenti terroristi: "Cosa possiamo fare per impedirlo? Cosa possiamo fare per farli tornare? Se un giovane, un ragazzo o una ragazza, non ha lavoro, non può studiare che può fare? Può andare nella delinquenza oppure cadere in una forma di dipendenza, oppure suicidarsi. Oppure arruolarsi in qualche attività che dimostri una finalità nella vita e magari sedotto o ingannato. La prima cosa che dobbiamo fare per evitare che un giovane sia reclutato o vada a reclutarsi è l’educazione e il lavoro. Se un giovane non ha lavoro quale futuro gli rimane? Da lì – ha aggiunto Francesco nella trascrizione fornita da Zenit – entra l’idea di lasciarsi reclutare. Se un giovane non ha possibilità di ricevere un’educazione anche di emergenza, di piccoli incarichi, cosa può fare? E lì c’è il pericolo".

 

"Tierra, techo, trabajo! Non è filantropia, è un dovere di tutti"

In precedenza, di primo mattino, il Papa si era recato in visita a Kangemi, una delle bidonville di Nairobi. Un discorso dai toni duri, quello pronunciato, che richiamava i punti cardine della predicazione di Bergoglio da arcivescovo prima e da vescovo di Roma poi: "S0no le ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate". Questo – ha aggiunto – "si aggrava quando vediamo l'ingiusta distribuzione del terreno che porta in molti casi intere famiglie a pagare affitti abusivi per alloggi in condizioni edilizie per niente adeguate". La proposta del Papa è di "riprendere l'idea di una rispettosa integrazione urbana", che non significa "né sradicamento né paternalismo né indifferenza né semplice contenimento. Abbiamo bisogno di città integrate e per tutti. Abbiamo bisogno di andare oltre la mera declamazione di diritti che, in pratica, non sono rispettati, e attuare azioni sistematiche che migliorino l'habitat popolare e progettare nuove urbanizzazioni di qualità per ospitare le generazioni future. Il debito sociale, il debito ambientale con i poveri delle città si paga concretizzando il sacro diritto alla terra, alla casa e al lavoro". Sono le celebri tre "t" di Francesco: "Tierra, techo, trabajo". E questa, ha chiosato, "non è filantropia, è un dovere di tutti".

 

[**Video_box_2**]Nel pomeriggio il Papa si trasferirà in Uganda, dove visiterà nel tardo pomeriggio incontrerà le autorità e il corpo diplomatico nella State House di Entebbe. Successivamente, visiterà Munyonyo e saluterà catechisti e insegnanti. Domani mattina, alle 8.30 locali (le 6.30 italiane), Francesco si recherà prima al Santuario anglicano dei martiri di Namugongo e successivamente a quello dei martiri cattolici. Alle 7.30 ora ugandese, la celebrazione della messa.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.