Antonello Venditti e Carlo Verdone

Giorno di ribaltone

Marianna Rizzini
“V” per Vendetta, e doppia “V” per il duo romano esacerbato Venditti&Verdone

“Dottor”, “Ingegner”, ed è subito balzo nei Sessanta, nel giorno del ribaltone (ieri), mentre Silvio Berlusconi annuncia di aver appunto deciso, “con il dottor Guido Bertolaso”, di “fare propria la candidatura dell’ingegner Alfio Marchini”, dopo lunga incubazione in cui il “dottor Bertolaso” aveva persino fatto balenare l’ipotesi, presto rimangiata, di una “staffetta generazionale” con l’Ingegnere. Ma, nel giorno del ribaltone, mentre il candidato dem Roberto Giachetti si reca al Nazareno e il web continua a interrogarsi sul manifesto della candidata Fratelli D’Italia (e Lega) Giorgia Meloni, in cui Meloni dichiara di voler “studiare un modo per mettere “una taglia sui corrotti” (più o meno: denuncia un corrotto, e se il corrotto viene condannato il Comune ti premia), altri dubbi si fanno largo nella mente del cittadino romano. Per esempio: Guido Bertolaso che cosa farà? Scriverà, come Ignazio Marino, un memoriale del genere “V per Vendetta” sui dieci giorni che sconvolsero la sua candidatura?

 

E perché Antonello Venditti ha scritto un libro non per dire “Grazie Roma”, lui che della Roma (città e squadra di calcio) è stato cantore, ma per immergersi “Nella notte di Roma”, (ed.Rizzoli), titolo del volume da ieri in libreria? E per quale motivo, nel suddetto volume, Venditti, come Moretti (Nanni) in “Caro Diario”, gira per la città, anche se non in Vespa bensì in macchina, alla scoperta non delle bellezze ma delle magagne e del “vizio”, facendo balenare il sospetto di una sua metamorfosi in senso a dir poco anticasta-antipartito-antipalazzi? Tantopiù che due indizi (e due “beautiful”) fanno prova: il 18 marzo scorso, infatti, sul Fatto quotidiano, in un’intervista a Malcom Pagani, l’altro romano e romanista Carlo Verdone (amico di Venditti), si faceva portavoce di malcontento diffuso, al grido di “siamo al Medioevo”, e “la città è in rianimazione”, e auspicando l’avvento di un governo capitolino neppure prefettizio, come ora, ma tecnico (“ci vorrebbe un manager”, diceva Verdone, capace di “interventi impopolari”).

 

Poi si apre il giornale e si legge che Alessandro Gassman, l’attore che nell’autunno del 2015 si è messo a ripulire la propria via dalle cartacce (ramazza alla mano), ha mandato un tweet ai candidati sindaci Giachetti, Meloni e Raggi per chiedere “che cosa farete del Teatro Valle?”, ed ecco che l’impressione di sconforto si fa più profonda: alla Roma ripudiata dal duo Venditti-Verdone mancava soltanto la riesumazione del pasticciaccio del teatro ex occupato e destinato a diventare “un secondo Stabile” – uno di quegli argomenti capaci di far traballare la verve oratoria di qualsiasi uomo o donna in gara per la poltrona di primo cittadino.

 

Arriva maggio, e con maggio, puntuali, arrivano due eventi-simbolo di due città che poco si parlano: il Concertone Cgil per la Festa del lavoro, in piazza San Giovanni, e gli Internazionali di Tennis al Foro Italico. Chi va al primo quasi sempre diserta i secondi, ché la distanza tra le due kermesse non è soltanto geografica ma antropologica. Non si può parlare propriamente di Roma Sud contro Roma Nord, ma di due diversi modi di intendere Roma: al Concertone gli entusiasti della “Capitale de popolo”, con derive entusiaste sul “kilometro zero” o giustizialiste-borbottone anche pre-grillesche; agli Internazionali gli aspiranti esponenti della “Capitale d’élite”, tendenza generone-Parioli-Ponte Milvio (ma nell’urna a questo punto chi lo sa: riuscirà a conquistare il parterre degli Internazionali il candidato sindaco del centrodestra non Unico ma quantomeno da oggi meno disaggregato Alfio Marchini?).

 

Botticelle. Spicca tra le notizie “strane ma vere”: quarantuno vetturini di carrozze tipiche sono accusati di aver tenuto i cavalli al buio, in stalle troppo strette. Si attende intervento dell’animalista deputata Michela Vittoria Brambilla.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.