La dura vita di Amazon e Google tra super dollaro e mobile

Piero Vietti

Risultati sotto le aspettative per l’azienda di Mountain View, Jeff Bezos lancia un nuovo servizio di email aziendali.

Neppure gli analisti più preparati si aspettavano che a mettere in difficoltà Google ci avrebbero pensato il dollaro forte e le connessioni mobile. Si tratta pur sempre di difficoltà relative, ma che incrinano l’immagine di gigante inarrestabile del web che Google si è fatta in questi anni. Partiamo dai numeri. Nel quarto trimestre del 2014 il giro d’affari di Mountain View è aumentato del 17 per cento, tre punti in meno di quanto atteso, e l’aumento di valore del dollaro ha bruciato circa 400 milioni di fatturato, secondo il direttore finanziario dell’azienda. Ma il dato che colpisce maggiormente è quello dei ricavi derivanti dalle entrate pubblicitarie, in frenata anch’essi. La colpa sarebbe dell’aumento del traffico su tablet e smartphone: i link a pagamento che compaiono accanto ai risultati delle ricerche rendono meno se cliccati da mobile, tanto che Google ha fatto i conti con una diminuzione del 3 per cento rispetto a quanto si attendeva da queste entrate. Il gruppo di Larry Page e Sergey Brin non è rimasto a guardare, come ovvio, ma già nell’ultimo trimestre ha aumentato gli investimenti: le spese di gestione sono state di 6,78 miliardi, pari al 37 per cento delle entrate, rispetto ai 5,03 miliardi dello scorso anno. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentati del 46 per cento. Al momento Google – che in Borsa ha comunque perso il 9 per cento nell’ultimo anno – resta leader sul mercato dell’advertising online, ma è curioso che fatichi proprio là dove Facebook sta facendo fortuna: nel quarto trimestre 2014 l’azienda di Mark Zuckerberg ha registrato un aumento del 53 per cento di introiti pubblicitari, la maggior parte dei quali derivanti dal settore mobile (non è un caso se quattro delle app più scaricate nell’anno passato appartengano a Facebook). Che sia il mobile il campo su cui Zuckerberg intende investire di più (l’84 per cento degli utenti di Facebook ormai si connettono da tablet e smartphone) si è capito nuovamente in questi giorni, con il lancio di Face Tips, servizio di geolocalizzazione che offre informazioni e suggerimenti su luoghi, locali e negozi vicini all’utente.

 

Il social network più famoso del mondo è probabilmente una delle poche imprese americane a non avere già subìto danni evidenti dal super dollaro. E’ successo invece a Microsoft, e persino Apple ha messo le mani avanti dicendo che la cosiddetta “guerra delle valute” potrebbe farsi sentire nei risultati economici dei prossimi mesi. Non poteva essere immune da ripercussioni Amazon, che finalmente ha chiuso un trimestre superando le aspettative (con profitti sempre in calo, ma meno di quel che il fondatore e proprietario Jeff Bezos temeva). Amazon ha però altri motivi per guardare al futuro con ottimismo: gran parte dei risultati ottenuti a fine 2014 vengono dal successo di Amazon Prime, il programma di iscrizione annuale che offre spedizioni illimitate in pochi giorni al prezzo di 9,99 euro. Sono ormai decine di milioni i clienti Amazon iscritti a questo programma, con margini di guadagno molto elevati per Bezos.

 

[**Video_box_2**]Ma Amazon non ha intenzione di fermarsi proprio adesso, e nelle scorse ore ha presentato Workmail, servizio di email e calendario aziendali che secondo molti metterà in difficoltà Google e Microsoft, perché più economico – sarà basato su cloud, sviluppato dalla sezione Web Services di Amazon – ma, garantisce il vicepresidente Peter De Santis, altrettanto sicuro. Amazon Web Services ha già la Cia e il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America tra i suoi clienti, e partendo dalle loro esigenze ha inventato un servizio più economico e più facile da gestire.

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  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.