Cosa ha detto il Papa sui gay (e cosa dice la chiesa)

Piero Vietti

Circolano molto semplificazioni sulle parole del Papa ai giornalisti sul tema delle lobby gay. Come riportata dalle agenzie e da alcuni media (il Corriere mette anche il video, difficile da piegare a interpretazioni), Francesco così ha parlato.

    Circolano molto semplificazioni sulle parole del Papa ai giornalisti sul tema delle lobby gay (poi meglio precisate dagli stessi giornali con il passare delle ore). Come riportata dalle agenzie e da alcuni media (e come potete vedere nel video alla fine del post), Francesco così ha parlato:

    "Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d'identità, in Vaticano. Dicono che ce ne sono. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Le lobby, tutte, non sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte".

    Il tono è certamente diverso da quello talvolta ascoltato da alcuni cattolici, ma il riferimento esplicito di Francesco al Catechismo (come ha sottolineato anche Aurelio Mancuso, presidente di Equality) non lascia troppo spazio a interpretazioni e soprattutto conferma che Francesco non sta inventando nulla, né rompendo alcun tabù

    Dall'articolo 2357: Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ". Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

    Articolo 2358: Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

    Francesco fa innanzitutto distinzione tra peccato e peccatore – come da tradizione della chiesa – e poco dopo "approfondisce" il tema parlando delle accuse di "comportamenti immorali" a monsignor Ricca, nuovo prelato dello Ior da lui nominato. Riporto così come appare sulle agenzie di stampa:

    "Vedo che tante volte nella Chiesa si vanno a cercare i peccati di gioventù e non i delitti, come lo sarebbero stati invece abusi compiuti sui minori. Ma se una persona laica, o un prete, o una suora ha fatto un peccato, il Signore perdona e dimentica. E questo è importante: il Signore dimentica. Noi allora non abbiamo il diritto di non dimenticare, anche perché poi c'è il pericolo che il Signore non si dimentichi dei nostri peccati".

    Il Papa parla quindi di "peccati" (diversi dai "delitti") da perdonare. Parlando di Ricca poi Francesco usa la definizione di "peccati di gioventù" (diverso sarebbe se Ricca si comportasse così ancora oggi, probabilmente).

    Il fatto che queste dichiarazioni – indubbiamente di tono diverso da altri – vengano accolte e rilanciate come una mezza rivoluzione è il frutto di scarsa conoscenza di quello che la chiesa pensa e dice veramente su questi temi, conoscenza che spesso si basa su quello che si legge nei titoli dei giornali o si sente nelle trasmissioni tv.

    Qui di seguito, per evitare strumentalizzazioni ed errori (questo stesso post è stato più volte modificato a seconda di quello che usciva sulle agenzie, e me ne scuso) ecco l'intergrale del colloquio del Papa con i giornalisti (il passaggio sui gay è dopo 1 h e 22 m). 

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.