Un locale Jamie's Italian Restaurant a Guildford, nel Regno Unito, nel 2009 (Getty Images)
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La nuova cucina italiana, che disprezza spaghetti e lasagne
La catena italiana di Jamie Oliver è pronta a riaprire a in Inghilterra. Chissà se al posto delle tovaglie a quadrettoni d'antan troveremo i piatti sghembi e le portate scomposte che ormai vanno per la maggiore nei locali italiani. Oltre al disprezzo per chi vorrebbe una parmigiana e le telecamere ovunque
Io lo so perché c’ero: vivevo a Oxford quando era da poco stato aperto il primo ristorante della catena italiana di Jamie Oliver, in George Street. Era un idillio di insaccati appesi e tovaglie a quadrettoni, un angolo di anni Cinquanta in cui si mangiava a prezzi popolari e dove era ragionevole aspettarsi Audrey Hepburn sulla Vespa, la carezza del Papa buono, Fausto Coppi e, che so, un occasionale delitto d’onore. Dopo qualche anno di chiusura, è stato appena annunciato che la catena riaprirà in primavera a Londra, per ora con un ristorante, poi si vedrà in base all’attecchimento. Auguri.
Mi viene voglia di andare in Inghilterra apposta per controllare se Jamie Oliver si sarà aggiornato onde seguire la nostra nuova tradizione culinaria: niente tovaglie, piatti sghembi, cucine a vista (anche se occhio non vede e cuore non duole), camerieri che si presentano per nome, portate rivisitate/capovolte/scomposte, menu di ardua decrittazione, conti iperbolici e, in genere, una diffusa e vaga ambizione collegata al disprezzo, tipicamente provinciale e quindi tipicamente italiano, nei confronti di chi vuole mangiarsi un piatto di spaghetti, una lasagna, una parmigiana. E, soprattutto, la caratteristica ormai saliente della nostra cucina: le telecamere, telecamere ovunque per riprendere ogni singolo istante, dalla scelta degli ingredienti alla cottura, dall’impiattamento al servizio in tavola, dalla digestione all’immancabile recensione in cui qualsiasi cliente si dà arie da chef e qualsiasi chef protesta, malmostoso come un cliente qualsiasi.
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