Bandiera Bianca

Il barbone di Ancona e la benevolenza di Dio

Antonio Gurrado

Nel capoluogo marchigiano un clochard ha fatto ricorso al Tar dopo essere stato multato per aver dormito in strada. C'è chi ci vede un'ingiustizia, chi degrado. A ben guardare è una guerra di religione

Cosa vedete quando guardate il barbone di Ancona che ha fatto ricorso al Tar contro la multa da cinquecento euro con cui il comune intende punire chi dorme in strada? Qualcuno, come il neosindaco marchigiano, ci vede un esempio di “degrado urbano” da contenere per “tutelare il decoro della convivenza civile”. Qualcuno ci vede invece un moderno monsieur de La Palice, che se avesse cinquecento euro da pagare sull’unghia sicuramente non starebbe ad accartocciarsi sul marciapiede. Qualcun altro ci vede la vittima di una politica che, quando non può lucrare denaro sulla pelle degli indifesi, cerca di farlo in termini di immagine mostrandosi inflessibile.

Io, modestamente, ci vedo una guerra di religione. Il cavilloso barbone ha infatti argomentato che chi finisce a dormire in strada non ha colpa, perché sono state circostanze incontrollabili a ridurlo così, lasciando intuire che anziché punirlo bisogna dargli una mano; è il contrario di quanto pensava mezzo millennio fa l’incazzosissimo Giovanni Calvino, secondo il quale la ricchezza è indice della benevolenza di Dio nei confronti degli eletti, mentre la povertà è sintomo dell’abiezione dei reietti non toccati dalla grazia del Signore. Ecco, quando guardo il combattivo barbone di Ancona e la legge che lo punisce, io vedo una nazione di protestanti convinti di essere cattolici.

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