Foto di Facebook Radio Selene, via Ansa 

Bandiera Bianca

Il ritratto dell'italianità in un lunghissimo minuto sulla tv locale barese

Antonio Gurrado

Una lezioncina retorica fornita da un giornalista pugliese a un tifoso bresciano ci mostra plasticamente che dalla forma, più che dal contenuto, si capisce l'Italia

Oh sì che sono italiani, a Bari, per fugare ogni dubbio riguardo alla maliziosa domanda posta da un tifoso di casa appena fuori dallo stadio di Brescia, prima della partita di sabato pomeriggio. Che sono italiani si evince dalla risposta medesima che il giornalista di una rete locale barese, destinatario dell’interrogativo, ha fornito al passante: un pistolotto di un minuto (è lungo, un minuto in tv) in cui apostrofa le masse dicendo che, come vedete, ancora nel 2023 c’è chi ha in testa il razzismo territoriale, e che non lo riprendiamo per non dare visibilità a un deficiente, e che bisogna sdoganare il termine “deficiente”, e che verrebbe voglia di tornare a casa, e bla bla bla.

 

C’è tanta tantissima italianità in quel minuto, che condensa e rimastica la retorica di decenni di situazioni simili sulle reti nazionali, con quell’emulazione approssimativa della tv generalista che costituisce il nocciolo kitsch delle reti locali; quanto di più distante dal fulgido “chi t’è bbiv”, dall’alato “p’ccion d’ sor’t”, che il tifoso bresciano si sarebbe guadagnato se solo il cronista si fosse ricordato di essere barese, e non già un pedissequo imitatore di formule ritrite derivate da quella patria immaginaria che si chiama televisione italiana. Ma gli italiani più italiani di tutti, per antico costume, sono quelli che fanno l’imitazione degli italiani.

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