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Bandiera bianca

Passino pure le orge. Ma il romanzo autopubblicato, proprio no

Antonio Gurrado

Si possono perdonare tante cose, anzi tutto, al cosiddetto "prete delle orge", la cui storia riempie in questi giorni tanti giornali. Ma un libro giallo, e per di più autoprodotto, è davvero troppo

Bisogna perdonare settanta volte sette, questo è assodato da un paio di millenni. Mi sono messo allora a contare leggendo sui giornali la storia del cosiddetto “prete delle orge”: la prima volta perdono il parroco padovano perché è stato ridotto allo stato laicale quindi ha già espiato la propria colpa; la seconda volta lo perdono perché ha patteggiato un anno di galera quindi si è dimostrato consapevole del proprio reato; la terza lo perdono perché ha chiaramente agito nell’obnubilamento dei sensi, che si spera sia temporaneo; la quarta perché, se organizzava delle orge in canonica, non sarà mica stato l’unico perpetratore di abusi su alcune delle donne coinvolte.

Poi la sesta perché è già stato abbondantemente crocifisso nelle cronache e nei talk show, la settima perché nel Vangelo è scritto chiaro e tondo che nessuno è buono, l’ottava perché ha voluto trasformare i propri tormenti in letteratura scrivendo un romanzo – no, scusate, apprendo adesso che il suo romanzo non solo è un giallo ma è anche autopubblicato, quindi non lo perdono più.

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