(foto Ansa)

bandiera bianca

Analogie e divergenze tra il Pd e i democratici americani

Antonio Gurrado

I due partiti non condividono granché. Tranne la totale noncuranza delle regole democratiche quando parlano di diritto all'aborto e ddl Zan

Cos’hanno in comune il Partito Democratico italiano e il Partito Democratico americano? Ben poco, quasi niente, direi: se non che, a poche pagine di distanza sugli stessi quotidiani, due notizie li accomunano. Il Partito Democratico italiano ripresenta in Senato il ddl Zan uguale identico a come lo stesso Senato lo aveva bocciato sei mesi fa; il Partito Democratico americano, per premunirsi rispetto al voltafaccia della Corte suprema sull’aborto, intende presentare in Senato un’apposita legge pur non disponendo dei sessanta voti necessari.

C’è, in entrambe queste sortite, non solo un’immarcescibile vocazione alla sconfitta anche mentre si governa; vi ravviso soprattutto una caparbietà che rasenta la cecità irrazionale, un idealismo magico per cui un principio riproposto in purezza fino a schiantarsi (o uno specchietto identitario per una élite di allodole) è più vantaggioso di un compromesso con la realtà dei fatti, per quanto arcigna. Soprattutto, traspare una fiducia autoindotta e completamente immaginaria nella possibilità di piegare i numeri del Parlamento, o di rovesciarli miracolosamente, o magari di ignorarli tout court. Cos’hanno in comune il Partito Democratico italiano e il Partito Democratico americano? Ben poco, quasi niente, direi, salvo una certa sfiducia nella democrazia.

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