Bandiera bianca

Cospargersi di fango è nulla, rispetto agli stratagemmi del clickbait

Antonio Gurrado

Fa scalpore in Germania la giornalista andata in tv sporca e imbrattata per fare "pendant" con le zone dell'alluvione. Smaccata falsità acchiappa-pubblico, ma c'è ben di peggio

Mi pare assurgere a valore simbolico la scenetta di Susanna Ohlen, giornalista dell’emittente tedesca Rtl beccata a cospargersi di fango prima di collegarsi dalle zone dell’alluvione. Lo stratagemma implica una consapevole necessità di adeguarsi alle aspettative del pubblico, che vuole tutto più autentico, più drammatico e più emozionante. Il paradosso è che, per risultare credibile e vera, la giornalista abbia dovuto imbastire una smaccata falsità, senza la quale la sua presenza immacolata nelle zone alluvionate sarebbe stata percepita come distante dalla realtà dei fatti.

 

E il pubblico è più portato a fidarsi di chi gli parla in condizioni estreme anziché, come è più che legittimo, fresco di doccia e magari stando attento a non sporcarsi, per rispetto nei confronti di sé stesso e delle persone nelle cui case la sua immagine entrerà. Senza contare che al pubblico piace vedere la gente che soffre e una giornalista ricoperta di palta, chissà cosa le è successo prima, chissà da cosa è stata travolta, riscuote più attenzione di un qualsiasi cronista protetto dallo stesso freddo benessere degli spettatori sui loro divani. Fate un giro online e contate quante testate pubblicano articoli dai titoli ambigui, scandalosi, esagerati, accusatori, ingannevoli o allarmisti, in cui il pubblico sguazza felice cliccandoci e ripostandoli; vedrete che il fango è nulla, spesso c’è bisogno di cospargersi di molto peggio.

 

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