Esami di maturità al liceo J.F. Kennedy a Roma (LaPresse)

Bandiera bianca

I voti senza senso della maturità italiana

Antonio Gurrado

I risultati degli esami diffusi dall'ufficio scolastico della Lombardia stanno facendo gridare allo scandalo: troppo facili, senza commissari esterni nè scritti. Ma forse il problema è un altro: un sistema di valutazione che non funziona

Stavo dando un’occhiata ai risultati della Maturità diffusi dall’ufficio scolastico regionale della Lombardia. Sono dati ancora incompleti (alcuni istituti non hanno finito) ma stanno facendo gridare allo scandalo: l’esame senza scritti né commissari esterni è troppo facile, si dice, ci sono troppi voti alti, così non vale. Su oltre cinquantamila diplomati, il 12% ha passato l’esame col massimo. Il dato interessante secondo me però è un altro. I risultati dell’esame dovrebbero idealmente descrivere una gaussiana dagli estremi comparabili: in pochi prendono 60, altrettanti prendono 100, in mezzo quasi tutti prendono voti medi.

 

Nei fatti questa gaussiana si può intravedere nei tecnici e nei professionali, dove a un 7% di 60 corrisponde un 9% di 100; mentre nei licei la percentuale di voti minimi scende al 3% e quella dei voti massimi supera il 14%. Significa che lo stesso esame non va bene per tutti gli indirizzi: ciò che è troppo semplice per i liceali è un giusto banco di prova per gli altri e viceversa. Soprattutto, però, gli estremi della gaussiana sommati danno costantemente all’incirca un 16% in tutti gli indirizzi. Significa che, su quarantuno punteggi disponibili per passare l’esame, in un caso su sei si prende o il massimo o il minimo, mentre nei restanti cinque casi ci si distribuisce su trentanove voti possibili, dal 61 al 99. Questa estrema polarizzazione non ha a che fare con la facilità dell’esame ma col dato di fatto che il sistema della valutazione della Maturità è insensato, dietro la sua ipocrita capillarità di facciata. Ditemi voi che differenza passa fra un diplomato col 76 e uno col 77.

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