Bandiera bianca

Più del dito conta la luna

Antonio Gurrado

L'omofobia rende "commercialmente tossici", la condanna di un tribunale inglese. Ma che l'attrice in questione avesse accettato un ruolo teatrale senza aver nemmeno letto il copione, questo è passato quasi sotto silenzio

Il dito, nella storia di Seyi Omooba, è che quest’attrice britannica è stata protestata da uno spettacolo teatrale per via di un post pubblicato sette anni fa su Facebook, in cui giudicava negativamente l’omosessualità poiché in contrasto con la propria fede. I produttori, chiamati a deporre in tribunale, hanno riferito che in tal modo la Omooba si era resa “commercialmente tossica”; se il post fosse emerso a sorpresa durante l’allestimento avrebbe causato l’indignazione del pubblico e la sospensione delle repliche, con danno economico per gli altri attori e per il resto dello staff. Qui, se volete, potete piazzare un bel dibattito sulla libertà d’espressione e i suoi limiti, sulla discriminazione degli orientamenti sessuali, sui licenziamenti per causa religiosa, sul volere insindacabile del pubblico, sul rebus in cui basta aggiungere una f a Omooba, su quello che vi pare. Io non lo faccio perché più del dito m’importa la luna, che nella storia di Seyi Omooba è questa: pare che l’attrice avrebbe scoperto di dover interpretare un personaggio omosessuale solo una volta giunto il momento delle prove. Sostiene infatti di aver accettato il ruolo da protagonista senza aver letto bene il copione, magari senza averlo letto affatto. E, poiché la pièce era “Il colore viola”, vuol dire che presumibilmente non aveva mai nemmeno letto il romanzo né visto il film con Whoopi Goldberg. Il dito lo lascio a voi, mentre la luna mi domanda: ma come recita Seyi Omooba? Come studia i personaggi se non li conosce, come prepara un ruolo se lo accetta a copione chiuso? Non bastava questo a renderla commercialmente tossica?

 

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