Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 

Bandiera Bianca

Se lo stato sciopera contro se stesso

Antonio Gurrado

In questi momenti di percepita assenza, di diffusa perplessità, il compito di ogni singolo statale diventa più rilevante. Uno sciopero degli statali contro il governo, per quanto legittimo, sarebbe percepito come uno sciopero dello stato contro lo stato

Siccome stamattina stavo lavorando, non mi ero accorto che c’era uno sciopero; e, siccome avevo urgenza di far lezione, non mi ero accorto che era stato indetto anche per il comparto scuola da non so più che sigla sindacale. Inoltre, siccome sto facendo didattica a distanza da casa mia, non mi ero nemmeno accorto che ci fosse lo sciopero dei mezzi. Scusate, è colpa mia. Allora mi sono informato e ho scoperto che un altro e ben più grande sciopero degli statali è stato indetto per il 9 dicembre dalle sigle della Triplice; è la prima volta che accade, leggo, da otto anni. Otto anni fa non ero ancora statale: ero appena rientrato dall’estero con un traballante contrattino e, riguardo agli scioperi nel settore pubblico, nutrivo idee piuttosto radicali.

 

Adesso invece sono dipendente pubblico da cinque anni (proprio oggi cade l’anniversario della decorrenza giuridica) e, in questo lasso di tempo, le mie idee sull’argomento si sono fatte ancora più drastiche. Non entro nel merito delle istanze presentate dai sindacati. Parlo del metodo di convocare uno sciopero degli statali nel momento in cui – fra la dematerializzazione della scuola e la fatica degli ospedali, per non parlare dei garbugli che il Covid sta causando sul resto della pubblica amministrazione – la presenza dello stato al fianco dei cittadini si è fatta meno palpabile, e sembra meno affidabile. Ebbene, con l’andare del tempo mi sono persuaso che in questi momenti di percepita assenza, di diffusa perplessità, il compito di ogni singolo statale diventa più rilevante e deve farsi il più possibile concreto, di là dal più o meno magro stipendio.

 

Al contrario, una giornata di astensione dal lavoro pubblico giustificherebbe i sospetti di chi teme che lo stato si sfili e lasci perdere. Ci piaccia o no, noi statali in questo frangente siamo la faccia dello stato, forse più dei vertici delle istituzioni, nell’esperienza comune della gente; e ora come ora uno sciopero degli statali contro il governo, legittimo quantunque, sarebbe percepito come uno sciopero dello stato contro lo stato. Stato e governo sono due cose ben distinte, anche se non aiuta a dissipare la confusione l’avere un ministro di punta come Luigi XIV Di Maio, che due anni fa celebrò l’ingresso dei Cinque Stelle al governo con un tonitruante “Adesso lo stato siamo noi”. Invece lo stato siamo anche e anzitutto noi statali, su ciascuno dei quali ricade la responsabilità di far girare la propria rotellina per garantire a tutti uno stato che funzioni, anche quando serpeggia il timore che il governo non stia funzionando gran che.

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